Il cardinale Sandri: i cristiani del Libano siano più uniti per il bene del loro Paese
Rafforzare i vincoli di unità tra tutti i cristiani del Libano, allontanare le minacce
di divisioni e rinsaldare i vincoli di comunione tra la Chiesa di Roma e la Chiesa
maronita: questo lo scopo della visita pastorale compiuta dal cardinale Leonardo
Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, invitato nel Paese
dei cedri dal Consiglio dei Patriarchi del Medio Oriente, presieduto dal cardinale
Nasrallah Sfeir. Presenti alla riunione del Consiglio i patriarchi Maronita, Melchita,
Latino di Gerusalemme, di Alessandria d’Egitto ed un rappresentante di quello Siro
cattolico. Il cardinale Sandri si è anche incontrato con il patriarca Aram I di Cilicia
degli Armeni e con il patriarca Greco ortodosso. Tra gli eventi più suggestivi della
visita è stato l’Atto ecumenico celebrato nella cattedrale di Beirut da tutte le Chiese
cristiane presenti in Libano per commemorare l’Anno Paolino, come testimonia il porporato
al microfono di Romilda Ferrauto:
R. - E’ stato
un segno di particolare significato per manifestare l’unità di tutti i cristiani attraverso
la preghiera, commemorando questa figura straordinaria di Paolo. Però, nella comunità
cristiana libanese civile e laica, è percettibile una certa divisione dal punto di
vista politico: anche questo è stato per me un motivo di dialogo, di ascolto dei progetti
che ci sono per poter far sì che i cristiani lavorino tutti insieme per la prosperità
civile e morale del Libano. A questo sta lavorando soprattutto il patriarca maronita,
cercando di far sì che tutti gli sforzi dei leader civili del Paese abbiano un’efficacia
maggiore se – appunto – si parte da questa unità tra i cristiani. Ho incontrato il
presidente della Repubblica, che era ancora commosso per la recente visita al Santo
Padre; ho visto che anche da parte sua c’è un grande desiderio di coerenza e comunione
di tutti i cristiani, di lavorare per la grandezza del Libano. Ho potuto quindi vedere
che esiste questo possibile pericolo di divisione tra i cristiani in senso politico,
e allo stesso tempo ho visto però che tutto per ora sembra 'calmo' e che il patriarcato
maronita di Beirut lavora per far sì che questa unità abbia dei riscontri anche nella
situazione politica del Paese.
D. – Il patriarca
Sfeir ha sempre avuto una forte influenza sulla vita della Nazione libanese. La recente
crisi istituzionale lo ha messo in difficoltà. Secondo Lei, il ruolo del patriarca
si è indebolito o può ancora continuare a lavorare per il Paese?
R.
– Io credo di poter dire che la figura del patriarca sia una figura adeguata, per
quello che ha fatto, per quello che sta facendo e per quello che potrà fare, per far
sì che queste eventuali spinte di divisione tra i cristiani si trasformino invece
in spinte per lavorare in favore del Paese. Ho sentito da tutti – ricordo in particolare,
in questo momento, il Gran Muftì della comunità sunnita, che mi ha ricevuto cordialmente
– gli elogi che egli ha fatto al patriarca Sfeir; anche da parte di tutte le autorità
civili che ho incontrato, dal presidente della Repubblica in giù. E’ certamente una
figura che rappresenta e simbolizza il senso cristiano del Libano e che trasmette,
nella sua venerabile paternità, questi significati ai suoi fedeli.
D.
– Ci sono stati importanti incontri, a Roma, tra il Santo Padre e l’ambasciatore del
Libano, tra il Santo Padre e il presidente libanese e ora la sua visita, eminenza,
in Libano: la Santa Sede segue con grandissimo interesse la situazione in Libano...
R.
– Certamente. Questi incontri del presidente della Repubblica con il Papa e la cerimonia
di presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore del Libano, sono prove evidenti
dell’interesse del Santo Padre – che in tanti discorsi si è riferito al Libano e che
forse vi si riferirà anche in futuro – e della grande importanza che ha il Libano
per la Santa Sede, che segue attentissimamente questo amato Paese. Io ho potuto, in
diverse circostanze, ispirarmi al bellissimo discorso del Santo Padre al nuovo ambasciatore
e prendere da lì tanti spunti positivi. Per esempio, uno dei punti che mi ha particolarmente
colpito è quando il Santo Padre dice all’ambasciatore che il Libano è un tesoro che
deve essere protetto e arricchito da tutti i libanesi come pure dalla comunità internazionale.
Poi dice anche che è felice del dialogo generale che è in corso nel Paese e che questo
dialogo deve servire per fissare gli obiettivi della vita pubblica e civile del Libano
e i compromessi che bisogna accettare per poterli raggiungere. Questa è una parola
del Santo Padre che può essere molto ispiratrice, anche per superare certi parametri
stagnanti nella vita civile del Paese.