Rapporto Onu: per la crisi mondiale aumenteranno i poveri in Cina e India
Per la crisi economica mondiale aumenteranno i poveri nel mondo, anzitutto in Paesi
come Cina e India. Lo prevede il Rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione economica
mondiale e le prospettive per il 2009. L’Onu stima per il 2009 una crescita economica
mondiale dell’1%, rispetto al +2,5% del 2008, con molti Paesi ricchi fermi o in recessione.
Secondo i dati della Banca mondiale del 2005, ripresi dall'agenzia AsiaNews, ci sono
almeno 100 milioni di cinesi e 250 milioni di indiani sotto la soglia della povertà
(vivono con meno di un dollaro al giorno), mentre circa 470 milioni di cinesi e 827
milioni di indiani hanno meno di 2 dollari al giorno. Molti ritengono le cifre sottostimate.
In India oltre il 40% dei bambini sotto i 5 anni è denutrito. Anche se in questi Paesi
la crescita prosegue, il suo forte rallentamento si ritiene porterà ad acuire le disuguaglianze,
con una ristretta cerchia che riceverà i maggiori benefici. Oggi, alla conferenza
di Doha (Qatar), che discute come ridurre la povertà, si è osservato che i forti investimenti
decisi dai governi di Paesi poveri per “stimolare” l’economia interna sono utili solo
a limitare le conseguenze della crisi dei Paesi ricchi, ma appaiono troppo poco per
far riprendere l’economia. L’Onu consiglia questi governi di investire soprattutto
in servizi base per i poveri, come sanità, istruzione e infrastrutture. Pechino ha
annunciato che spenderà 4mila miliardi di yuan (circa 400 miliardi di euro) per finanziare
opere e servizi, ma non ne ha chiarito l’utilizzo e molti temono che finisca per favorire
solo le grandi opere o un maggior consumo interno, auspicato dall’industria. Oggi
il ministro delle Finanze ha annunciato sussidi per 920 miliardi di yuan (circa 92
miliardi di euro) a favore dei rurali di 14 province, per l’acquisto di nuovi televisori,
frigoriferi, lavatrici e telefoni cellulari, con uno sconto del 13%. A novembre l’Indice
per gli acquisti delle imprese, che indica la ricchezza della industrie manifatturiere,
è sceso a 38,8 rispetto al 44,6 di ottobre, trascinato soprattutto dal crollo delle
esportazioni. Per cui il governo vuole far aumentare i consumi interni. L’economista
Zhang Liqun osserva che questo “mostra che l’economia cinese rallenta in modo sempre
più rapido” e che occorreranno mesi perché abbiano effetto le iniziative del governo
a sostegno dell’economia. (R.P.)