Benedetto XVI sul mondo universitario: sia libero da interessi privati ed economici
per diffondere il sapere con libertà
Per essere fedele alla sua vocazione, l’Università deve essere libera nell’insegnamento
e libera dai condizionamenti economici e politici. Lo ha affermato questa mattina
Benedetto XVI, che ha ricevuto in udienza i docenti e gli studenti dell'Università
degli studi di Parma, guidati dal loro rettore, il prof. Gino Ferretti. Il Papa ha
parlato anche della riforma universitaria che - ha detto - non può essere tale se
non è basata anzitutto su una “riforma” delle coscienze e ha quindi avvertito i giovani
sui rischi di uno studio troppo individualistico e “virtuale”, se condotto nell'isolamento
tecnologico piuttosto che nel confronto collettivo tipico dell’università. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Su quali
piani si giocano le diverse responsabilità di un ateneo? Se lo è chiesto un Pontefice
per lunghi anni professore universitario e dunque esperto conoscitore dei meccanismi
e degli obiettivi che muovono un’istituzione di istruzione superiore. L’analisi di
Benedetto XVI ha spaziato lungo i vari ambiti del microcosmo universitario: dalle
caratteristiche dell’insegnamento, ai modi di diffusione del sapere da parte dei docenti
a quelli di apprendimento degli studenti.
Davanti
alle circa 1300 persone radunate nell’Aula delle Benedizioni in Vaticano per celebrare
le origini secolari dell’ateneo parmense - in rappresentanza dei 1.100 docenti e dei
30 mila studenti che lo popolano - il Papa ha imperniato la sua riflessione sull’eredità
spirituale e culturale di San Pier Damiani, che della scuola parmense fu prima studente
e poi maestro nei primi decenni dell’anno Mille, oltre che uno “dei grandi riformatori
della Chiesa”. “Un aspetto fondamentale che possiamo ricavare dagli scritti e più
ancora dalla testimonianza personale di Pier Damiani - ha osservato Benedetto XVI
- è che ogni autentica riforma dev’essere anzitutto spirituale e morale, deve cioè
partire dalle coscienze”:
“Spesso oggi, anche
in Italia, si parla di riforma universitaria. Penso che, fatte le debite proporzioni,
rimanga sempre valido questo insegnamento: le modifiche strutturali e tecniche sono
effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei
responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente,
di ogni impiegato tecnico e amministrativo (…) Se si vuole che un ambiente umano migliori
in qualità ed efficienza, occorre prima di tutto che ciascuno cominci col riformare
se stesso, correggendo ciò che può nuocere al bene comune o in qualche modo ostacolarlo”.
Inoltre, ha insistito il Papa, non c’è riforma
che non sia collegata anche al rispetto della libertà: di insegnamento, di ricerca,
di affrancamento dai “poteri economici e politici”:
“Questo
non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né
tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche.
Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e
la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione
che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università
è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera
comunità sociale e civile”.
Benedetto XVI ha
poi messo in guardia gli studenti da quello che ha definito il “duplice rischio” al
quale sono esposte le nuove generazioni per via dell’enorme diffusione delle tecnologie
informatiche: la riduzione della “capacità di concentrazione e di applicazione sul
piano personale”, da una parte, e l’isolamento “in una realtà sempre più virtuale”,
dall’altra:
“Così la dimensione sociale si disperde
in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi
a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per
sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello
comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto
aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”.