2008-11-29 13:20:17

Benedetto XVI ai seminaristi: spargete a larghe mani la Parola in un mondo che ritiene ininfluente la presenza di Dio


Il compito dei sacerdoti del terzo millennio è di offrire agli uomini che ritengono che Dio sia “ininfluente” nella quotidianità e nella storia la speranza che viene “dall’immutabile Parola di vita eterna che è Cristo”. E’ il mandato che Benedetto XVI ha affidato al folto gruppo di seminaristi e dei loro formatori ricevuti questa mattina in udienza in Vaticano. Davanti al Papa, erano presenti giovani provenienti dalle Marche, dalla Puglia, dall’Abruzzo e dal Molise, nel centenario di fondazione dei loro Seminari regionali. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

La contemporaneità ha in larga parte smarrito la strada per il cielo. Domina - è il pensiero del Papa - un razionalismo chiuso in se stesso e il concetto di fede per molti si è spostato dai beni immateriali dei valori al più tangibile “bene” prodotto dai saperi scientifici. Il resto è soggettivo e spesso rischia, come la religione, di essere considerato “non essenziale” per la vita. Spetta soprattutto ai sacerdoti, e a chi si prepara a diventarlo, di impedire che l’anelito umano di Dio sia soffocato. Guardando le centinaia di seminaristi seduti di fronte a lui nella Sala Clementina, Benedetto XVI ha ripetuto il ruolo e la missione che spetta, nella Chiesa e nella società, a chi ha scelto di diventare ministro del Vangelo. Il Sinodo sulla Parola di Dio, concluso un mese fa, ha ricordato che “tra i compiti prioritari del presbitero c’è quello di spargere a larghe mani nel campo del mondo la Parola di Dio”. Ma, si è chiesto il Papa, “l’uomo contemporaneo sente ancora bisogno di Cristo e del suo messaggio di salvezza?”:

 
“Nell’attuale contesto sociale, una certa cultura pare mostrarci il volto di una umanità autosufficiente, desiderosa di realizzare i propri progetti da sola, che sceglie di essere unica artefice dei propri destini, e che, di conseguenza, ritiene ininfluente la presenza di Dio e perciò la esclude di fatto dalle sue scelte e decisioni. In un clima segnato talora da un razionalismo chiuso in sé stesso, che considera quello delle scienze pratiche l'unico modello di conoscenza, il resto diventa tutto soggettivo e di conseguenza anche l’esperienza religiosa rischia di essere vista come una scelta soggettiva, non essenziale e determinante per la vita”.

 
Per queste ed altre ragioni, ha riconosciuto Benedetto XVI, oggi “è diventato sicuramente più difficile” credere, accogliere la Verità di Cristo, spendere la propria esistenza per il Vangelo. Tuttavia, ha osservato, “come la cronaca quotidianamente registra, l’uomo contemporaneo appare spesso smarrito e preoccupato per il suo futuro, in cerca di certezze e desideroso di punti di riferimento sicuri”:

 
“L’uomo del terzo millennio, come del resto in ogni epoca, ha bisogno di Dio e lo cerca talora anche senza rendersene conto. Compito dei cristiani, in modo speciale, dei sacerdoti è raccogliere quest’anelito profondo del cuore umano ed offrire a tutti, con mezzi e modi rispondenti alle esigenze dei tempi, l’immutabile Parola di vita eterna che è Cristo, Speranza del mondo”.
 
Da qui, ha proseguito il Papa, risulta chiara l’importanza degli anni di seminario, durante i quali - ha detto - il futuro sacerdote deve ricercare un “rapporto personale con Gesù”. Un modello? Nell’Anno paolino, Benedetto XVI ha indicato ai seminaristi un testimone per eccellenza, l’Apostolo delle genti:

 
“La conversione non ha eliminato quanto c'era di bene e di vero nella sua vita, ma gli ha permesso di interpretare in modo nuovo la saggezza e la verità della legge e dei profeti e di divenire così capace di dialogare con tutti, seguendo l’esempio del divino Maestro. Ad imitazione di san Paolo, cari Seminaristi, non stancatevi di incontrare Cristo nell’ascolto, nella lettura e nello studio della Sacra Scrittura, nella preghiera e nella meditazione personale, nella liturgia e in ogni altra attività quotidiana”.







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