2008-11-29 15:25:03

Attentati di Mumbai: quasi 200 vittime. Il commento di padre Lombardi


Incubo finito in India. La polizia, all’alba di oggi, ha neutralizzato l’ultimo commando di terroristi asserragliato nell’hotel Taj Mahal, il grande albergo di Mumbai rimasto per tre giorni nelle mani degli attentatori. Mentre cresce il bilancio con 195 vittime, tra questi 22 stranieri, e oltre 295 feriti, si riaccende la tensione tra India e Pakistan. Sentiamo Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Nel grande albergo Taj Mahal restano il fumo, i vetri rotti e il pavimento con le tracce di sangue: segni di una battaglia durissima durata oltre 60 ore. Un conflitto che si è concluso solo all’alba con la cattura degli ultimi quattro terroristi facenti parte di un commando di circa 20 assalitori – 15 dei quali uccisi dalle forze di sicurezza – che, secondo alcune fonti, sarebbero giunti via mare da Karachi, in Pakistan. Otto di loro si sarebbero infiltrati a Mumbai, un mese prima del raid, fingendosi studenti e compiendo una vasta missione di ricognizione per realizzare gli attentati pianificati almeno 6 mesi fa. “Gente senza rimorsi” hanno detto alcuni testimoni. Forse hanno torturato alcuni ostaggi; comunque avevano esplosivo sufficiente per far saltare in aria tutto il Taj Mahal come a voler replicare il disastro del Marriott ad Islamabad dello scorso settembre. In India divampa la polemica sul sistema di sicurezza incapace di fronteggiare attacchi simili; stamani il premier Singh ha incontrato i capi delle forze di difesa e di sicurezza del Paese per riesaminare la situazione. In questo clima si rinnova la rivalità storica tra India e Pakistan, considerato da New Delhi complice degli attacchi. Una tensione che si è concretizzata nella decisione di Islamabad di inviare un semplice rappresentante e non più il direttore dei servizi segreti per collaborare alle indagini. Cresce invece la solidarietà internazionale, il presidente eletto degli Stati Uniti Obama ha telefonato al premier indiano, al quale ha espresso il suo dolore per gli attacchi terroristici di Mumbai “che - ha detto - non riusciranno a sconfiggere la grande democrazia dell'India''.

 
Sugli attentati di Mumbai ascoltiamo il commento del nostro direttore, padre Federico Lombardi:RealAudioMP3

 
Gli attentati a Mumbai, con più di dieci obiettivi di grande rilievo colpiti in modo coordinato, hanno precipitato l’India e gran parte del mondo nell’angoscia. La gravità micidiale e l’evidente intenzione di colpire il cuore di un grande Paese hanno richiamato alla mente l’11 settembre a New York, poi Madrid, Londra… Le tensioni e i conflitti che agitano da lungo tempo il subcontinente indiano vengono deliberatamente individuati come punto critico su cui operare per far divampare un incendio ancora più spaventoso, le cui conseguenze sono difficilmente immaginabili, date le dimensioni demografiche dell’Asia meridionale e il suo ruolo nello sviluppo mondiale. La pietà e il dolore per le vittime di questi giorni si intensificano quindi al pensiero del dolore immenso che insensati e lucidi operatori di odio vogliono moltiplicare per innumerevoli persone.

 
Per i credenti la preoccupazione umana si unisce a quella religiosa. Ricordiamo la tensione antica che portò alla divisione fra India e Pakistan, ma le persistenti, anzi forse crescenti correnti fondamentaliste non solo nel mondo islamico, ma anche in quello induista. Pochi anni fa vi fu in India un’ondata di violenza antimusulmana, recentemente sperimentiamo quella anticristiana in alcune regioni. In un paese in cui la “minoranza” musulmana è di 140 milioni di persone, quali possono essere le reazioni a questo attacco che si presenta come di matrice islamica ?

 
E’ orribile che nel mondo di oggi la religione si mescoli con la violenza. Il fondamentalismo è uno dei rischi più drammatici dell’umanità e sfida la coscienza di ogni uomo religioso. “Non si può usare violenza in nome di Dio”: il grido di Giovanni Paolo II, i messaggi di Assisi devono continuare a risuonare il più forte possibile. La causa della pace, la causa dell’uomo è la causa del vero Dio.







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