2008-11-27 13:14:29

Fame nel mondo: mons. Volante denuncia la resa di Stati e governi


Nel suo processo di riforma, annunciato di recente, la Fao dovrà sostenere la “funzione portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo”, lavorando al fianco di Stati e governi per fronteggiare la dilagante crisi alimentare. E’ la visione della Santa Sede espressa per bocca del suo osservatore permanente presso l’agenzia Onu, l’arcivescovo Renato Volante, intervenuto nei giorni scorsi alla 35.ma sessione speciale della Conferenza della Fao. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

In uno scenario mondiale dominato, in molte zone povere del pianeta, dall’insicurezza alimentare, è il mondo rurale a dover essere tenuto in particolare riguardo dalla Fao e dai Paesi ricchi. I loro programmi di aiuto devono essere modulati o rimodulati in maniera da “proporre un ordinato equilibrio” tra sistemi di produzione innovativi e qualità dei beni prodotti, garantendo così sia la sicurezza alimentare sia la salute delle persone e degli ecosistemi. E’ la “visione ideale” proposta da mons. Renato Volante ai membri della Fao riuniti per la sessione speciale della Conferenza dell’agenzia, che a 63 anni dalla sua fondazione ha approvato nei giorni scorsi un piano di riforma da oltre 42 milioni di dollari.
 
“Riformare la Fao - ha osservato il rappresentante vaticano - significa oggi condividere l’idea che la lotta contro la fame sia una questione determinata da molteplici fattori”. Tuttavia, ha proseguito, le strategie messe in campo spesso difettano di una “visione unitaria” che “metta al centro le esigenze della persona”, ma affrontano i problemi in modo settoriale. In questo modo, ha obiettato mons. Volante, si finisce per penalizzare proprio il settore agricolo in quelle aree - ha detto - dove “maggiormente gravano la povertà, il sottosviluppo e la denutrizione, nonché il degrado ambientale”. Inoltre, ha rimarcato il presule, pur avendo “presenti con largo anticipo i dati della produzione e della disponibilità nutrizionale delle varie aree” del pianeta, la gente che patisce la fame è cresciuta di numero. E questo, è stata la denuncia di mons. Volante, oltre a evidenziare in alcuni interventi la volontà di difendere solo interessi parziali, quando non addirittura “indifferenza”, mostrerebbe “governi, strutture, operatori internazionali” quasi in un atteggiamento di resa “di fronte alla fame e alla malnutrizione”.
 
Richiamando dunque le autorità di ogni livello alla corresponsabilità e alla collaborazione con la Fao, perché “possa continuare a disporre di risorse”, e la Fao stessa alla sua ragion d’essere, ovvero di “organizzazione di persone a servizio di altre persone e dei loro diritti fondamentali”, mons. Volante ha posto all’attenzione le “due principali questioni” che, ha rilevato, “rappresentano il ‘nuovo’ che avanza” nel mondo rurale: la protezione degli ecosistemi agricoli dalle insidie dei mutamenti climatici - come la desertificazione o gli eventi alluvionali - e una “seria riflessione” sul ruolo crescente delle “nuove tecniche della lavorazione agricola”.
 
La delegazione della Santa Sede, ha ribadito il presule, è “fermamente convinta che la struttura della Fao ed i suoi impegni conseguenti” debbano “sottolineare la funzione portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo, promuovendo anzitutto non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni”. Il tutto, ha precisato mons. Volante, a vantaggio della “famiglia rurale”, che dal lavoro agricolo trae “nutrimento, occupazione e reddito”, e che soprattutto deve poter essere considerata come una protagonista di ciò che la riguarda: ovvero, ha concluso, “come soggetto economico in grado di manifestare una diretta partecipazione ai processi decisionali ed alle scelte produttive”.







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