La Commissione europea ha dato oggi il via libera alle sue proposte per affrontare
la crisi economica conseguente a quella finanziaria. Si tratta di un pacchetto da
200 miliardi di euro. Il servizio di Fausta Speranza:
“È una risposta
senza precedenti” ad una “crisi senza precedenti”, ha detto il presidente della Commissione
Ue, Josè Manuel Barroso. Il piano da 200 miliardi si traduce in un contributo dell'1,2%
a carico dei bilanci dei 27 Stati membri e un contributo dello 0,3% da parte dei fondi
comunitari. Ogni Paese, dunque, dovrebbe dare il suo contributo a seconda della propria
situazione economica e sul fronte delle finanze pubbliche. In definitiva un 1,5% del
Pil dell'intera Ue. Barroso lo definisce un piano “potente, sistematico e pragmatico”
che si articola in dieci punti tra i quali anche lo sviluppo delle tecnologie pulite
per le auto e per il settore delle costruzioni. Il piano prevede un margine di flessibilità
di due anni per il rispetto dei parametri di Maastricht. Ma Almunia, commissario
europeo agli Affari economici e monetari, sottolinea: “Il patto di stabilità
e di crescita continua ad esistere e non viene messo tra parentesi”.
Negli
Stati UnitiObama annuncia tagli al bilancio Dopo aver
annunciato il suo piano per stimolare l'economia statunitense, il presidente eletto
Barack Obama è tornato ieri davanti ai media per annunciare i tagli al bilancio necessari
per evitare che il deficit federale raggiunga proporzioni catastrofiche. Il servizio
di Elena Molinari:
Gli americani
vogliono un governo intelligente, non ideologia o fanatismo, ma azioni e fatti. La
premessa di Barak Obama ha addolcito la pillola che è venuta dopo: parlando di sacrifici
in vista, infatti, il presidente eletto ha preannunciato agli americani che gli anni
a venire non saranno facili, ma che alla fine ne emergerà un Paese più forte. “Abbiamo
un mandato chiaro per muovere l’America in una nuova direzione – ha detto Obama –
e per questo le riforme non sono un’opzione ma un obbligo”. Obama, quindi, ha annunciato
la nomina di Peter Orszag, direttore del Bilancio della Casa Bianca.
Il compito del nuovo funzionario non sarà facile: il bilancio federale americano sta
perdendo miliardi di dollari. “Un’emorragia – ha detto Obama – che bisognerà tentare
in qualche modo di contenere”. Intanto, si apprende che il segretario alla Difesa,
Robert Gates, avrebbe accolto la proposta del presidente eletto di rimanere al Pentagono
per almeno un anno, per dare un senso di continuità alle guerre in Iraq ed Afghanistan.
Pakistan Il
principale bersaglio dell'attacco sferrato sabato in Pakistan da un 'drone' americano
era un esperto egiziano di esplosivi appartenente ad Al Qaeda. L'aereo senza pilota
ha colpito con tre missili una costruzione nel villaggio di Ali Khel, a breve distanza
dal confine con l'Afghanistan. Intanto il capo dell'aviazione pachistana ha invitato
il governo a decidere se usare mezzi diplomatici o militari, ritenendo la forza aerea
del Paese capace di abbattere gli aerei americani senza pilota. A partire da settembre,
gli Stati Uniti hanno compiuto oltre 20 raid nelle aree tribali del Pakistan al confine
con l'Afghanistan per colpire talebani ed esponenti di al Qaeda. Islamabad lamenta
che diversi civili sono stati uccisi negli attacchi e considera i raid come violazioni
della propria sovranità nazionale.
Striscia di Gaza Restano chiusi
anche oggi, per il 22.mo giorno, i principali valichi di transito fra Israele e la
Striscia di Gaza con la sola eccezione di quello di Kerem Shalom, aperto per alcune
ore, mentre dal mare si sta avvicinando alle coste di Gaza una nave libica carica
di aiuti per la popolazione palestinese. La chiusura delle frontiere resta in vigore,
viene spiegato in Israele, perchè anche ieri da Gaza è stato sparato un razzo contro
il Neghev israeliano. Ancora non è noto se le autorità israeliane autorizzeranno il
passaggio della nave libica. Quanto ai valichi terrestri, a quanto pare per Kerem
Shalom, nel Sud della Striscia transiterà una quarantina di camion carichi di generi
alimentari destinati alla popolazione palestinese.
Trattato UE La
Corte costituzionale ceca ha dato oggi il via libera al Trattato di Lisbona, ritenendolo
conforme alla costituzione del Paese, e aprendo così la strada alla sua ratifica da
parte del Parlamento. La sentenza è stata pronunciata dopo sette mesi di esami costituzionali
avviati su richiesta del Senato. Il Trattato dovrà ora essere ratificato da entrambe
le Camere del Parlamento e firmato dal presidente Vaclav Klaus, il quale ne sosteneva
l’illegittimità. Il presidente aveva detto ieri che se l'Irlanda si pronuncerà a favore
del documento, lui non sarà l'ultimo presidente europeo a bloccarlo.
Rapiti
due giornalisti in Somalia Due giornalisti occidentali sono stati oggi rapiti
in Puntland, regione semiautonoma nel nord-est della Somalia, mentre giunge notizia
di un’intesa per rafforzare il governo di transizione. Il servizio di Federica
Andolfi:
Fonti ufficiali
locali di polizia, di cui riferisce Radio Nairobi, danno per certo il rapimento di
due giornalisti senza però poter precisare la loro nazionalità. Alcune fonti, parlano
di due britannici, altre di un francese e di uno spagnolo. Lo scorso agosto sono stati
rapiti a Mogadiscio due giornalisti indipendenti, uno australiano ed uno canadese,
ancora, per quanto se ne sa, nelle mani dei sequestratori. Intanto, una nuova intesa
per rafforzare il debolissimo Governo Federale di Transizione somalo ed un avvio alla
pacificazione è stata raggiunto a Gibuti, e resa nota oggi a Nairobi dall'Onu, sotto
la cui egida è stata firmata. Negli ultimi mesi accordi più o meno analoghi sono già
stati sottoscritti, senza però il minimo riscontro concreto sul terreno. Il debole
governo federale si regge per l'appoggio delle truppe etiopiche, presenti in Somalia
da quasi due anni. L'ultima intesa prevede un governo di unità nazionale al quale
partecipino anche le fazioni moderate (minoritarie) dell'opposizione, riunite nell'Alleanza
per la Ri-Liberazione della Somalia (Ars, basata all'Asmara); e l'allargamento dell'attuale
Parlamento somalo, che ha sede a Baidoa, dagli attuali 135 deputati a 2OO: i 65 nuovi
seggi sarebbero assegnati all'area moderata dell'Arl. Ma la situazione appare molto
complessa. Il presidente somalo Yusuf non avalla questa scelta, anzi formalmente l’ha
respinta quando è stata avanzata la scorsa settimana.
Pirateria
nelle acque al largo della Somalia La compagnia armatrice della petroliera
turca sequestrata due settimane fa da pirati somali al largo delle coste dello Yemen
ha reso noto di essere vicina a raggiungere un accordo per ottenere la restituzione
dell'imbarcazione ed il rilascio dei 14 uomini dell'equipaggio. Per la nave yemenita,
sequestrata ieri, i pirati hanno chiesto un riscatto di due milioni di dollari, mentre
sono ancora in corso le trattative per liberare altre 16 imbarcazioni. Intanto, le
monarchie petrolifere del Golfo hanno annunciato che si stanno “coordinando” con le
grandi potenze navali per lottare contro la pirateria marittima, che denunciano come
una nuova forma di terrorismo.
Zimbabwe Il governo delle Zimbabwe
ha assicurato oggi che la situazione sanitaria è “sotto controllo”, rifiutandosi al
tempo stesso di proclamare lo stato di emergenza nonostante un'epidemia di colera
abbia già causato più di 360 morti.. L'organizzazione non governativa britannica Oxfam
e varie associazioni di medici dello Zimbabwe hanno invitato il governo a proclamare
lo stato di emergenza per lottare contro l'epidemia.
Groenlandia Con
il 75,5% di sì all'autodeterminazione è passato in Groenlandia il referendum di riforma
dello statuto del 1979 che regola l'autonomia da Copenaghen. La Danimarca continuerà
comunque a controllare la politica monetaria della Groenlandia e la politica estera.
Il nuovo statuto dell'isola artica, che stabilisce una totale autogestione nello sfruttamento
delle risorse del sottosuolo e che prevede anche una polizia autonoma e il riconoscimento
della lingua locale, entrerà in vigore il 21 giugno prossimo. Secondo alcuni osservatori,
si prevede che lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di idrocarburi sotto i ghiacci
possa soppiantare i contributi elargiti dalla corona danese, che lo scorso anno hanno
raggiunto i 420 milioni di euro.
Ossezia del Nord Il sindaco di Vladikavkaz,
la capitale della repubblica caucasica russa dell'Ossezia del nord, è stato ucciso
stamane a colpi d'arma da fuoco. Vitaly Koraiev, questo il nome del primo cittadino
nordosseto, è stato colpito in auto dopo essere uscito di casa ed è morto all'ospedale.
L’attentato di oggi a Vladikavkaz riporta in primo piano l’instabilità del Caucaso.
Ce ne parla Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano Avvenire ed esperto di
area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:
R. – La situazione
di grande instabilità del Caucaso, che ha avuto per tanti anni il suo epicentro in
Cecenia, adesso si è spostato nelle altre Repubbliche della Federazione russa, soprattutto
nell’Ossezia del Nord, in Inguscezia e in Daghestan, che sono le Repubbliche ormai
più ad alto rischio, dove quasi ogni giorno ci sono ammazzamenti e attentati. E ricordiamo
l’ultimo attentato, che c’è stato sempre a Vladikavkaz, pochi giorni
fa. L’Ossezia del Nord è la regione dove è avvenuto il sequestro e l’attentato di
Beslan, quattro anni fa, dove morirono oltre 300 bambini e insegnanti nella scuola
sequestrata dai terroristi ceceni. Ecco, tutto questo ci fa capire che è la lunga
coda di quello che è avvenuto in agosto con la guerra tra Russia e Georgia. Il Caucaso
è una terra sempre instabile e ha ancora questi sommovimenti che, però, si spostano
e diventano sempre più violenti e a rischio nelle altre Repubbliche, fuori da quello
che ormai nell’immaginario di tutti in Occidente è la Cecenia.
D.
– Possiamo indicare una regia unica in tutti questi attentati che avvengono e che
continuano ad avvenire?
R. – Certamente sono dei
gruppi collegati fra loro, ma ci sono vari elementi. Un elemento è senza dubbio l’estremismo
islamico che sta crescendo in questi Paesi, c’è poi anche l’infiltrazione delle bande
di Al Qaeda, e tutto questo si lega ad un fattore cronico, endemico, che è la criminalità
e la mafia. Tutti questi elementi stanno assieme. Quindi, nel caso dell’uccisione
del sindaco di Vladikavkaz è probabile che tutti questi elementi ci
siano, come moventi.
Il presidente russo in visita
in Venezuela Proveniente dal Brasile, il presidente russo, Dmitri Medvedev,
è oggi a Caracas, dove incontrerà il capo dello Stato Hugo Chavez, in coincidenza
con l'arrivo in Venezuela dell'incrociatore lanciamissili a propulsione nucleare 'Pietro
il Grandè, che insieme ad altre tre navi russe compierà nei prossimi giorni esercitazioni
congiunte nel Mar dei Caraibi. I media locali definiscono 'storicò il viaggio di Medvedev,
rilevando tra l'altro che era da 168 anni che navi militari russe non entravano in
acque venezuelane. Luis Badilla:
Venezuela,
Brasile, Cuba, Ecuador e Perù sono state in questi giorni tappe di un'offensiva diplomatica
rilevante da parte della Federazione Russa e il Presidente Dmitri Medvédev, il suo
ministro per gli affari esteri Sergey Lavrov e il vice presidente della "Gazprom"
Alexander Medvédev si sono alternati con loro visite in diverse capitali per parlare
di affari a tutto campo: da quelli squisitamente militari al commercio degli idrocarburi
passando per la tecnologia agricola nucleare. La stampa latinoamericana pubblica numerosi
commenti che evidenziano preoccupazione soprattutto per la vendita di armi, sia quella
già in atto sia quella possibile. Al riguardo si ricordano gli accordi con Caracas
e quelli proposti al Brasile perché concretizzi l'acquisto di vari sistemi di armi
russi che i vertici delle forze armate brasiliane stanno esaminando da tempo. Il primo
è un possibile ordine da 250 milioni di dollari di elicotteri da trasporto e attacco
al suolo Mi-35, sul quale però l'aeronautica brasiliana esige che siano montati sistemi
“avionics” fabbricati in Brasile dall'israeliana AEL, un'esigenza che i russi considerano
“antieconomica”. L'idea di apparire insieme al Venezuela come compratore e utente
di armi russe non sembra piacere al governo brasiliano che preferisce l'indipendenza
che gli garantiscono i francesi. Resta da vedere cosa sarà in grado di offrire in
queste ore il presidente Medvédev al Presidente Lula per convincerlo.
Thailandia Otto
persone sono state ferite a Bangkok in tre diverse esplosioni, due in città e una
nell'aeroporto internazionale, bloccato da diverse ore. Le esplosioni sono avvenute
nel corso delle manifestazioni organizzate da ieri da 10 mila appartenenti al partito
d'opposizione, Alleanza del popolo per la democrazia (Pad). Hanno occupato l’aeroporto
di Bangkok, mentre era atteso l'arrivo dell'aereo del premier in ritorno dal vertice
dell'Apec in Perù. Da agosto presidiano l'ufficio del primo ministro nel centro della
capitale. Da sei mesi, infatti, l’opposizione chiede le dimissioni del governo, accusandolo
di essere asservito all'ex premier in esilio, Thaksin Shinawatra, miliardario incriminato
per corruzione che si è rifugiato all'estero. Nelle ultime ore l’opposizione ha respinto
l'offerta di negoziati da parte dell’esecutivo. Da parte sua, il capo dell'esercito
ha chiesto ai manifestanti di ritirarsi e ha invitato il governo a dimettersi e a
convocare nuove elezioni.
Almeno 84 morti per le alluvioni in Brasile È
salito a 84 morti e almeno 54 mila sfollati il bilancio delle alluvioni che da giorni
si stanno abbattendo sul Brasile meridionale. In diverse delle 30 città coinvolte,
sono stati inoltre segnalati saccheggi nelle case e nei negozi. La protezione civile
brasiliana ha reso noto che la zona più colpita dal disastro è lo Stato di Santa Caterina.
Intanto l'esercito brasiliano ha iniziato a consegnare i primi aiuti alla popolazione.
Secondo le autorità sarebbero non meno di 1,5 milioni le persone colpite in vario
modo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 331 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.