2008-11-26 15:04:39

Nord Kivu: Kinshasa respinge la proposta Onu di negoziati tra ribelli e governo


Non accenna a diminuire l’emergenza bellica in Nord Kivu, la regione congolese dove da mesi le truppe governative si scontrano con gruppi ribelli, tra cui quello guidato dal generale ‘Nkunda. Il governo di Kinshasa ha seccamente respinto la proposta dell’Onu di avviare negoziati diretti con i ribelli, che ormai controllano gran parte della zona nord-orientale del Paese. La decisione sembra aver provocato una ripresa dei combattimenti, che negli ultimi giorni erano sensibilmente diminuiti. Intanto, sono molte le denunce da parte di organizzazioni non governative che operano in loco e che testimoniano il dramma dei civili costretti a fuggire senza cibo e acqua e in preda ad epidemie di colera e di altre malattie. Sulla difficoltà di avviare le trattative, Giancarlo La Vella ha intervistato Tommaso Della Longa, direttore dell’agenzia stampa “Inedita”, che si trova in Nord Kivu:RealAudioMP3

R. – Al momento, la situazione è abbastanza complicata e tesa e, forse, questo è il motivo primario. Ci sono anche cause economiche, ci sono cause etniche, poi diciamo che da queste parti la guerra sta diventando un po’ un fatto endemico. Se la voce, molto accreditata, che sentiamo in questi giorni nelle strade di Goma, per cui il presidente del Congo, Kabila, si sarebbe ritirato dal tavolo delle trattative, ebbene, a questo punto ci sarebbe un ulteriore problema e la soluzione militare rischia di essere l’unica strada alle porte.
 
D. – Una situazione, quella del Nord Kivu, che sta generando una crisi umanitaria di proporzioni vastissime. Qual è la vostra testimonianza?
 
R. – Ci sono tanti campi pieni di gente, che si è spostata dalle zone nei dintorni di Goma ed è arrivata vicino alla città; solo i campi gestiti dall’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, sono sei e in alcuni di questi manca tutto. Si tratta di distese immense formate da tende, baracche, dove c’è una situazione sanitaria molto grave, dove soprattutto c’è un problema di sicurezza, perché, raccogliendo sfollati e non profughi, questi campi non sono difesi da nessuno e, quindi, chiunque sia armato di kalashnikov, sia militante delle forze governative dell’esercito, sia di altre fazioni militari, entra nel campo per rubare alimenti, l’acqua, ma soprattutto per rapire minori e farli diventare bambini soldato e per violentare le donne. Pochi giorni fa, i soldati dell’esercito governativo, sono entrati in uno di questi campi e una donna di 20 anni è stata uccisa mentre cercava di ribellarsi alla violenza.
 
D. – Avete avuto contatti con organizzazioni umanitarie che operano sul posto?
 
R. – Sì, assolutamente. Noi, da quando siamo arrivati, abbiamo visitato le varie organizzazioni internazionali, in particolare, ovviamente quelle italiane, perché esiste anche qui una sorta di “sistema Italia” che funziona bene e che, anche nei momenti di maggiore scontro, non è mai andato via da qui ed ha continuato il suo lavoro, rimanendo in prima linea ed è molto apprezzato dalle persone di Goma e del Kivu.







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