2008-11-26 15:54:38

I vescovi centroamericani di fronte alla crisi finanziaria: umanizzare l'economia


Si chiudono domani a San Salvador i lavori della riunione annuale del Segretariato episcopale dell’America Centrale (Sedac) alla quale prendono parte, da lunedì, una cinquantina di vescovi dell’organismo di coordinamento ecclesiale. Nel 1965 la Santa Sede autorizzò la creazione della Conferenza Episcopale dell’America Centrale e Panama (CEDAC). Nel 1970 questo organismo subregionale diventò Segretariato episcopale dell’America Centrale e Panama. E' composto dalle Conferenze episcopali di Guatemala, Belize, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panama. Ieri diversi vescovi hanno incontrato la stampa locale e hanno confermato di aver molto discusso e riflettuto sulle gravi conseguenze che avrà la crisi economica internazionale per la regione. Pertanto hanno fatto appello alla “solidarietà e all’austerità”. Mons. Francisco Ulloa, vescovo di Cartago, in Costa Rica, e segretario del coordinamento, analizzando gli effetti immediati sulle famiglie, ha rilevato quanto sia “importante oggi guardare verso la dottrina sociale della Chiesa che in momenti come questi offre molti spunti e orientamenti imprescindibili”. Il presule ha insistito sul fatto che “occorre non spendere nel superfluo e dunque approfittare per orientare nuovamente le tendenze consumistiche”. Ma al tempo stesso rivolgendosi agli imprenditori, ha ricordato che “licenziare deve essere una decisione estrema e molto meditata”. Dal canto suo, il vescovo ausiliare di San Pedro de Sula, in Honduras, mons. Rómulo Emiliani, tracciando una panoramica sull’odierna crisi finanziaria diventata anche crisi dell’economia reale, ha chiesto “riforme serie e profonde del sistema economico ma soprattutto – ha aggiunto – umanizzazione, poiché l’economia è al servizio della centralità dell’uomo e non il contrario”. “Siamo consapevoli - ha spiegato poi - che la politica nella regione preferisce favorire gli interessi dei partiti invece che quelli del popolo e non manca la corruzione”. Mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador, ha invece dato molta importanza “agli investimenti sociali” che ha definito “priorità massima del momento”. Mons. Gabriel Peñate, vescovo di Izabal in Guatemala, ha sottolineato l’importanza della sicurezza cittadina e quindi del bisogno di mettere in campo “delle politiche capaci di reprimere e prevenire il crimine, in particolare quello organizzato che poggia su ricchezze enormi, ricavate dal narcotraffico che colpisce soprattutto i giovani”. Ai lavori del Sedac partecipa padre Andrew Small, responsabile per l'America Latina della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, che ha spiegato la sua presenza “come una forma di solidarietà anche con tanti centroamericani che vivono in territorio statunitense”. Analizzando la nuova situazione venutasi a creare nel suo Paese dopo le elezioni presidenziali, padre Andrew Small ha sottolineato l’impegno dei vescovi in favore di una “riforma del sistema migratorio” per sanare “molte situazioni illegali”. La Chiesa statunitense e le sue organizzazioni - ha ricordato - “non si stancano di offrire a queste persone il maggiore accompagnamento possibile nonché la solidarietà”. Occorre trovare le soluzioni per “mettere fine alle deportazioni a sorpresa” che distruggono le famiglie e per un accesso meno burocratico alla cittadinanza statunitense "poiché vivere senza speranza e senza futuro - ha concluso padre Small - è già di per se una sorta di tortura”. (A cura di Luis Badilla)







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