I vescovi centroamericani di fronte alla crisi finanziaria: umanizzare l'economia
Si chiudono domani a San Salvador i lavori della riunione annuale del Segretariato
episcopale dell’America Centrale (Sedac) alla quale prendono parte, da lunedì, una
cinquantina di vescovi dell’organismo di coordinamento ecclesiale. Nel 1965 la Santa
Sede autorizzò la creazione della Conferenza Episcopale dell’America Centrale e Panama
(CEDAC). Nel 1970 questo organismo subregionale diventò Segretariato episcopale dell’America
Centrale e Panama. E' composto dalle Conferenze episcopali di Guatemala, Belize,
Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panama. Ieri diversi vescovi hanno
incontrato la stampa locale e hanno confermato di aver molto discusso e riflettuto
sulle gravi conseguenze che avrà la crisi economica internazionale per la regione.
Pertanto hanno fatto appello alla “solidarietà e all’austerità”. Mons. Francisco Ulloa,
vescovo di Cartago, in Costa Rica, e segretario del coordinamento, analizzando gli
effetti immediati sulle famiglie, ha rilevato quanto sia “importante oggi guardare
verso la dottrina sociale della Chiesa che in momenti come questi offre molti spunti
e orientamenti imprescindibili”. Il presule ha insistito sul fatto che “occorre non
spendere nel superfluo e dunque approfittare per orientare nuovamente le tendenze
consumistiche”. Ma al tempo stesso rivolgendosi agli imprenditori, ha ricordato che
“licenziare deve essere una decisione estrema e molto meditata”. Dal canto suo, il
vescovo ausiliare di San Pedro de Sula, in Honduras, mons. Rómulo Emiliani, tracciando
una panoramica sull’odierna crisi finanziaria diventata anche crisi dell’economia
reale, ha chiesto “riforme serie e profonde del sistema economico ma soprattutto –
ha aggiunto – umanizzazione, poiché l’economia è al servizio della centralità dell’uomo
e non il contrario”. “Siamo consapevoli - ha spiegato poi - che la politica nella
regione preferisce favorire gli interessi dei partiti invece che quelli del popolo
e non manca la corruzione”. Mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador,
ha invece dato molta importanza “agli investimenti sociali” che ha definito “priorità
massima del momento”. Mons. Gabriel Peñate, vescovo di Izabal in Guatemala, ha sottolineato
l’importanza della sicurezza cittadina e quindi del bisogno di mettere in campo “delle
politiche capaci di reprimere e prevenire il crimine, in particolare quello organizzato
che poggia su ricchezze enormi, ricavate dal narcotraffico che colpisce soprattutto
i giovani”. Ai lavori del Sedac partecipa padre Andrew Small, responsabile per l'America
Latina della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, che ha spiegato la
sua presenza “come una forma di solidarietà anche con tanti centroamericani che vivono
in territorio statunitense”. Analizzando la nuova situazione venutasi a creare nel
suo Paese dopo le elezioni presidenziali, padre Andrew Small ha sottolineato l’impegno
dei vescovi in favore di una “riforma del sistema migratorio” per sanare “molte situazioni
illegali”. La Chiesa statunitense e le sue organizzazioni - ha ricordato - “non si
stancano di offrire a queste persone il maggiore accompagnamento possibile nonché
la solidarietà”. Occorre trovare le soluzioni per “mettere fine alle deportazioni
a sorpresa” che distruggono le famiglie e per un accesso meno burocratico alla cittadinanza
statunitense "poiché vivere senza speranza e senza futuro - ha concluso padre Small
- è già di per se una sorta di tortura”. (A cura di Luis Badilla)