2008-11-24 12:39:40

Beatificati a Nagasaki 188 martiri giapponesi. Il cardinale Saraiva Martins: il martirio, atto d'amore verso Dio e gli uomini, compresi i persecutori


Oltre 30mila persone hanno partecipato oggi a Nagasaki alla beatificazione di 188 martiri giapponesi, in gran parte laici, donne, bambini e anche disabili, uccisi in odio alla fede tra il 1603 e il 1639. Hanno presieduto il rito il cardinale arcivescovo emerito di Tokyo, mons. Peter Seiichi Shirayanagi, e, in rappresentanza del Papa, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha sottolineato come il martirio sia "il più pieno esercizio della libertà umana e l'atto supremo dell'amore": tra i concelebranti, oltre al cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, anche sette vescovi dalla Corea, insieme a vescovi dalle Filippine e da Taiwan. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Grande commozione oggi a Nagasaki per la beatificazione di 188 martiri giapponesi: sono passati quattro secoli ma la rievocazione di questa forte testimonianza di fede ha scosso i fedeli presenti. Intere famiglie sterminate per non aver voluto rinnegare Gesù. Donne bruciate vive abbracciate ai loro bambini, con le madri che pregavano dicendo: “Gesù accogli le loro anime”. E poi torture feroci: uomini, donne, giovani e anche disabili crocifissi o tagliati a pezzi. Il gesuita Pietro Kibe torturato per dieci giorni consecutivi incoraggiava i catechisti martoriati accanto a lui. Il cardinale Saraiva Martins ha sottolineato, citando Sant’Agostino, che “non è la condanna o il tormento che fa il martire, ma la causa o il motivo che è Cristo”. La “caratteristica distintiva del martirio cristiano” – ha proseguito con le parole di Benedetto XVI – è il fatto di essere “esclusivamente un atto di amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori”. “La Chiesa dell’andate e annunciate, cioè la Chiesa missionaria di Cristo – ha detto il porporato – è anche la Chiesa dei martiri, che non ha deposto mai la tunica rossa del martirio”. “In questo nostro mondo assillato per il suo avvenire – ha rilevato il cardinale Saraiva Martins - l’esempio di quelli che ‘resero bianche le loro tuniche nel sangue dell’Agnello’ (Ap. 7, 14) costituisce un sicuro punto di riferimento e rinsalda la testimonianza pubblica della fede perché possiamo con le parole e con le opere rendere prova dei nostri ideali, e promuovere la fraternità tra i figli di Dio”. Il porporato ha portato il saluto e la benedizione del Papa, che ieri all'Angelus in Piazza San Pietro ha voluto ricordare questa "circostanza così significativa" assicurando la sua "spirituale vicinanza" a quanti hanno partecipato al rito. I vescovi giapponesi, da parte loro, hanno sottolineato che “questi 188 martiri non sono dei militanti politici, non hanno lottato contro un regime che impediva la libertà religiosa: sono stati uomini e donne di una fede profonda e autentica, che indicano la strada a coloro che credono” donando “a tutti noi un’esperienza su cui riflettere”.








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