2008-11-21 16:15:46

Le sfide del presidente eletto Obama al centro di un convegno a Roma


Quando mancano due mesi all’inizio della presidenza Obama, con la cerimonia di inaugurazione a Washington il prossimo 20 gennaio, il mondo si interroga su quale politica estera e interna attuerà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il tema è stato al centro, ieri, di un Convegno internazionale, organizzato dal Centro Studi Americani di Roma che ha riunito numerosi esperti italiani e statunitensi. L’evento è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3
 
Quale volto avrà la presidenza Obama? Le aspettative nei confronti del nuovo presidente sono in tutto il mondo molto elevate. Tuttavia, gli esperti riuniti dal Centro Studi Americani di Roma sono concordi nel sottolineare che, specie nella prima fase del suo mandato, Barack Obama dovrà dedicarsi soprattutto a risolvere la crisi economica che sta mettendo a dura prova molte aree degli Stati Uniti. Ma quale sarà invece la questione più importante in politica estera per il 44.mo inquilino della Casa Bianca? Risponde il prof. Michael Lind della “New America Foundation” di Washington, centro studi vicino al presidente Obama:
 
R. - Districare le truppe americane dall’Iraq in un modo che la Jihad non possa affermare di aver vinto sugli Stati Uniti e di averli costretti all’abbandono. Obama ha promesso di ritirare le truppe, ma i tempi e i modi dipenderanno dalle possibilità di lasciare o meno di lasciare un Iraq stabile.
 
D. - Come cambierà la politica estera americana con Obama presidente?
 
R. - Penso che l’amministrazione Obama sarà più in favore di un approccio multilaterale e improntato ad una maggiore collaborazione con gli altri Stati. Detto questo, anche con gli alleati europei non mancheranno dei disaccordi su alcuni temi.
 
E sui cambiamenti che Barack Obama potrà apportare alla politica estera americana si sofferma anche il prof. Federico Romero, americanista dell’Università di Firenze:
 
R. - Penso che Obama abbia presente il fatto che siamo di fronte ad una transizione complessiva del sistema internazionale, nel quale molte cose stanno cambiando, non solo sotto il profilo della crisi economica finanziaria, ma per l’emergere di nuovi attori, a cominciare dalla Cina. Cambia quindi il vecchio tipo di relazioni, cambiano di importanza. Al tempo stesso, Obama è fortemente consapevole di dovere, al proprio elettorato, una rottura con la tradizione degli otto anni di Bush. Quindi, ci saranno dei cambiamenti di stile, di sostanza, anche se saranno probabilmente cambiamenti incrementali.
 
D. - Quanto influirà la crisi economica sulla libertà di azione di Obama, anche in politica estera?
 
R. - Parecchio, nel senso che gli renderà intanto impossibili dei progetti particolarmente costosi, almeno in una prima fase. In secondo luogo, perché credo che concentrerà le energie della sua amministrazione innanzitutto sullo stimolo all’economia americana, sulla ridefinizione delle forme di collaborazione internazionale in campo finanziario e quindi, se le priorità sono lì, non possono essere altrove. Quindi, l’influenza della vicenda economico finanziaria sarà molto forte.
 
Dunque, la politica interna non sarà meno importante della politica estera per il nuovo presidente. Obama potrà comunque contare su un’ampia maggioranza elettorale. In particolare, il 4 novembre hanno votato in massa per lui gli afroamericani e i giovani. Ma il senatore dell’Illinois ha conquistato anche il 54 per cento dei cattolici. Un dato significativo, visto che quattro anni fa la maggioranza del voto cattolico era andato al repubblicano Bush. Sulle ragioni di questo cambiamento, la riflessione del prof. Peter M. Sanchez della Loyola University di Chicago:
 
R. - Il voto cattolico a volte è diviso, perché i cattolici su alcuni temi possono essere considerati socialmente conservatori, pensiamo alla famiglia e alla difesa della vita. Ma su molti altri temi sociali, e internazionali, sulla guerra, sono più liberal, progressisti. Inoltre, dobbiamo considerare che molti hanno visto in Obama la capacità di dare maggiore speranza agli Stati Uniti. Al tempo stesso, dobbiamo tenere a mente che in molti casi, il voto per Obama è stato un voto contro le politiche di questi anni.
 
D. - I vescovi americani hanno sottolineato che il voto dei cattolici ad Obama non è un assegno in bianco sui temi della vita. Lei pensa che Obama attuerà una politica pro-aborto?
 R. - E’ difficile da dire. Io penso che Obama, e molti ora cominciano a dirlo, sarà più centrista di quanto la gente sia portata a pensare. Penso che Obama non spingerà in favore di una politica pro-aborto, tuttavia non cercherà di minare la sentenza della Corte Suprema che ha introdotto l’aborto, la “Roe vs Wade”.







All the contents on this site are copyrighted ©.