Denuncia di mons. Migliore all'Onu: "Nel mondo è più facile trovare armi che cibo"
Le drammatiche conseguenze del traffico illecito di armi a livello mondiale chiamano
la comunità internazionale a raddoppiare l’impegno per creare nuovi meccanismi di
controllo. Sono parole dell'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente
della Santa Sede presso l’ONU. E’ intervenuto ieri al dibattito a New York sul mantenimento
della pace e della sicurezza anche attraverso la riduzione degli armamenti. Il servizio
di Fausta Speranza:
“La mancanza
di normative e azioni concrete per ridurre la mole di armi a livello mondiale ha creato
un mondo in cui è più facile ottenere armi piuttosto che cibo, rifugio e scolarizzazione”.
E’ dura la denuncia di mons. Migliore: riconosce che la recente adozione, nell’ultima
Assemblea generale dell’ONU, della Risoluzione intitolata ‘Verso un trattato sul traffico
di armi’ rappresenta un passo in avanti ma chiede che l’impegno venga raddoppiato.
Sottolinea che la stessa facile disponibilità di armi rappresenta la prima ragione
per cui “tensioni locali sfociano subito in conflitti o per cui i conflitti durano
a lungo”. L'osservatore permanente della Santa Sede ricorda la denuncia in sede di
Assemblea generale di un delegato africano: per ogni africano ci sono sette proiettili
illegali e tre armi pronti. Anche mons. Migliore parla di cifre: se si spendesse anche
solo una parte del miliardo e trecento milioni che si spendono in armi per promuovere
la crescita sociale, economica e spirituale dei popoli, non solo daremmo vita a un
mondo migliore e più sicuro ma riusciremmo anche a promuovere un nuovo rispetto per
la vita e tra le persone. E il presule dà voce alle centinaia di migliaia di persone
che nella Repubblica Democratica del Congo invocano giustizia, pace, sicurezza e possibilità
semplicemente di vivere con dignità sul proprio territorio. In generale, il rappresentante
vaticano ricorda che per ottenere migliori condizioni di sicurezza bisogna perseguire
obiettivi di sviluppo, sicurezza e rispetto dei diritti umani. C’è bisogno – afferma
mons. Migliore – di grandi sforzi, di volontà politica, di trasparenza, di flessibilità
e apertura. Cominciando dal fatto che gli Stati dovrebbero rispettare gli accordi
che hanno già sottoscritto e ratificato.