Il cardinale Bagnasco sul caso Englaro: nessuna imposizione della Chiesa alla politica
Continua a far discutere in Italia la sentenza della Corte di Cassazione, che consente
di fatto l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione ad Eluana Englaro, da
17 anni in stato vegetativo. 34 associazioni hanno presentato ieri un ricorso contro
la decisione alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. E sulla vicenda,
dopo la recente intervista alla Radio Vaticana, è tornato stamani il presidente della
Cei, cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita all’Università europea di Roma dei
Legionari di Cristo per l’inaugurazione dell’anno accademico. Sul testamento biologico
- ovvero l'espressione della volontà, da parte di una persona in grado di intendere
e di volere, in merito alle terapie che intende o meno accettare nell'eventualità
in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità – “la Chiesa non ha posto nessuna
condizione, limitandosi a riaffermare quella che è la dottrina cattolica riguardo
al valore indisponibile della vita”. Il card. Bagnasco, rispondendo a quanti identificano
l’alimentazione con l’accanimento terapeutico, ha puntualizzato che “cibo e acqua
non hanno funzioni curative, ma sono elementi vitali”, necessari all’esistenza di
ogni essere umano. Questa è una posizione – ha detto ancora – certa ed inequivocabile,
non solo della dottrina cattolica, ma che deriva anche dal buon senso comune. Riferendosi
ancora alla vicenda Englaro, il presidente dei vescovi italiani ha sottolineato il
fatto che “la stessa comunità scientifica non ha una posizione univoca sulla questione.
La vita – ha ribadito il card. Bagnasco – è e rimane un bene indisponibile, anche
quando manchi la consapevolezza. E sulla vicenda, ha espresso un parere alla Radio
Vaticana anche mons. Ignacio Barreiro, direttore a Roma dell’organizzazione Human
Life International:“Questo caso stabilisce un precedente legale. Il risultato
è che si mette a rischio la vita di altre persone che sono in situazioni simili al
caso di Eluana Englaro. Questo ovviamente - ha aggiunto - dipenderà dalla decisione
dei tutori legali, perché un tutore legale può ricevere, continuare ad alimentare
e curare una persona in queste condizioni. Invece - ha concluso mons. Barreiro - altri
tutori legali potranno decidere, sulla base di questa decisione, che è tempo di far
morire la persona che hanno sotto tutela”. (A cura di Giancarlo La Vella)