2008-11-18 19:52:26

Somalia: massima cautela nella trattativa per la liberazione delle due suore italiane


Si lavora nello più stretto riserbo per liberare Caterina Giraudo (67 anni) e Maria Teresa Olivero (61), le due suore italiane rapite il 9 novembre scorso in Kenya da uomini armati e probabilmente trasferite in Somalia. Delle due religiose si sa che stanno bene, come confermato tre giorni fa dal “provincial commissioner”, Josefant Maingi. Sarebbero poi stati avviati dei contatti con i rapitori attraverso l’aiuto dei capi tribù di El Wak. Un lavoro molto delicato che fa escludere l’ipotesi del blitz lanciata ieri dal quotidiano keniota “The Standard”, citando il portavoce dell’esercito del Kenya Ongeri, secondo il quale le truppe keniane sarebbero ''pronte ad intervenire contro i miliziani'', qualora le due religiose e l'autista che le accompagnava non fossero rilasciati immediatamente. Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che da Londra ha voluto smentire con decisione l'ipotesi di un intervento dell'esercito keniano, che risulterebbe troppo pericoloso specialmente se annunciato. Intanto si moltiplicano gli appelli per la liberazione delle due religiose e tutti gli operatori umanitari nelle mani delle bande di sequestratori somali. Ultimo in ordine di tempo quello di Nino Sergi, segretario generale dell’organizzazione non governativa Intersos, che coglie l’occasione “affinché la politica e i media aprano gli occhi sulla realtà somala”. Sergi denuncia “il crescente disinteresse della comunità internazionale, a parte alcune lodevoli iniziative, e la scelta di chiudere gli occhi di fronte alla gravità del caso: un Paese per diciotto anni senza Stato, abbandonato a sé stesso, nella sua povertà, nella più totale disgregazione sociale, in preda alle prepotenze che a turno si sono succedute e con le porte aperte a qualsiasi attività o potere illecito”. Come Ong, afferma Sergi, “non intendiamo abbandonare la Somalia”. “Anche la cooperazione avviata dai Governi e dalle agenzie internazionali va quindi assolutamente continuata – sostiene ancora il segretario dell’Ong -. Occorre ripensare il ruolo delle Nazioni Unite nell’area” e “ripensare le scelte e l’impegno dei Paesi membri” tra cui l’Italia. Secondo Sergi è anche necessario “valorizzare il già positivo ruolo dell’Europa” e sostenere “le iniziative regionali africane”. (M.G.)







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