L’antropologia teologica di San Camillo al centro di un convegno a Roma
“Vulnerabili, bisognosi e capaci di cura: l'antropologia teologica di San Camillo”
è il tema di un convegno che si aprirà giovedì prossimo a Roma in occasione dell’inaugurazione
dell’anno accademico 2008/2009 del Camillianum-Istituto Internazionale di Teologia
Pastorale Sanitaria. Nel pomeriggio è prevista la Santa Messa officiata da monsignor
Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita. I lavori
saranno moderati dal prof. Adriano Pessina, direttore del centro di Bioetica presso
l’Università Cattolica di Milano. Sono in programma relazioni sui “Disabili e abili
nell’esperienza di Dio affidabile” e su “San Camillo teologo della premura di Dio”.
Nell’introduzione al convegno - riportata da Zenit - si legge che “spesso la dignità
umana è legata all’essere liberi, uguali e indipendenti, ma più realisticamente la
nostra nobiltà è di tipo superiore, è la dignità di un vivente mortale e vulnerabile”.
“La cura è dunque una struttura fondamentale dell’humanum, rivelativa della
nostra costitutiva dipendenza e vulnerabilità, espressiva del nostro essere, in rapporto,
bisognosi, spaventati, ma anche aperti alla speranza”. San Camillo diceva che nel
curare dobbiamo essere “come una madre”, con la sua capacità calda di confortare avendo
il “cuore nelle mani”, cioè con la sua fine premura che non solo si occupa di qualcuno,
ma si preoccupa per qualcuno. La calda premura di Camillo de Lellis ha anche il significato
dei preambula fidei, mentre conforta, aiuta a conoscere Dio, oltre la dimostrazione
logica e il discorso persuasivo. In tal senso è importante guardare alla sua sollecitudine
verso i malati e i sofferenti, una premura che “non parla il linguaggio di una ragione
forte, ma ugualmente comporta un appello alla ragionevolezza della fede in Dio Misericordioso,
mentre sottolinea l’antropologia della vulnerabilità e della cura”.(B.C.)