L'accordo sul cessate il fuoco non ferma gli scontri in Nord Kivu
Non si fermano i combattimenti in Nord Kivu, la provincia della Repubblica Democratica
del Congo nella quale, da agosto, si stanno confrontando i militari di Kinshasa e
i ribelli guidati dal generale Nkunda. Nonostante le violenze sul terreno, prosegue
la mediazione dell’inviato dell’Onu, Olusegun Obasanjo, che, dopo aver incontrato
il presidente congolese Kabila, ha concluso un accordo di massima con il leader ribelle
Nkunda. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
La sospensione
immediata delle ostilità, l'apertura d'un corridoio umanitario e la creazione di un
organismo tripartito tra ribelli governo e Nazioni Unite per vigilare sul rispetto
della tregua. Sono queste le tre condizioni dettate dall’intesa di massima annunciata,
ieri dal leader delle milizie del Congresso nazionale per la liberazione del popolo
(Cndp), Laurent Nkunda e dall’inviato dell'Onu per il Congo ed ex presidente della
Nigeria, Olusegun Obasanjo, al margine di un lungo incontro tenutosi a Jomba, località
a nord di Goma. Il generale dei ribelli tutsi, che tengono sotto scacco il Nord Kivu,
ha quindi espresso la volontà di contattare la contro parte per arrivare ad un accordo
di pace. Ma gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno determinato nessuna distensione
tra le parti in conflitto. Nelle ultime 24 ore, i ribelli e le truppe governative
hanno continuato ad affrontarsi a colpi di razzi e di mortaio. Secondo il portavoce
militare della missione Onu, Monuc, è in atto in offensiva delle truppe di Nkunda
che si apprestano ad entrare nella città di Kanyabayonga. Tuttavia, non si ferma neanche
il lavoro dei mediatori internazionali. Oggi l’inviato dell’Onu Obasanjo si trova
in Rwanda (considerato il principale sostenitore di Nkunda) per coinvolgere Kigali
in nuovi negoziati, mentre il ministro degli Esteri congolese, ha confermato che Kinshasa
è disposta a ospitare osservatori del Ruwanda per constatare gli sforzi compiuti contro
i gruppi armati rwandesi fuggiti oltre confine.