2008-11-17 15:14:18

L'accordo sul cessate il fuoco non ferma gli scontri in Nord Kivu


Non si fermano i combattimenti in Nord Kivu, la provincia della Repubblica Democratica del Congo nella quale, da agosto, si stanno confrontando i militari di Kinshasa e i ribelli guidati dal generale Nkunda. Nonostante le violenze sul terreno, prosegue la mediazione dell’inviato dell’Onu, Olusegun Obasanjo, che, dopo aver incontrato il presidente congolese Kabila, ha concluso un accordo di massima con il leader ribelle Nkunda. Il punto nel servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

La sospensione immediata delle ostilità, l'apertura d'un corridoio umanitario e la creazione di un organismo tripartito tra ribelli governo e Nazioni Unite per vigilare sul rispetto della tregua. Sono queste le tre condizioni dettate dall’intesa di massima annunciata, ieri dal leader delle milizie del Congresso nazionale per la liberazione del popolo (Cndp), Laurent Nkunda e dall’inviato dell'Onu per il Congo ed ex presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, al margine di un lungo incontro tenutosi a Jomba, località a nord di Goma. Il generale dei ribelli tutsi, che tengono sotto scacco il Nord Kivu, ha quindi espresso la volontà di contattare la contro parte per arrivare ad un accordo di pace. Ma gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno determinato nessuna distensione tra le parti in conflitto. Nelle ultime 24 ore, i ribelli e le truppe governative hanno continuato ad affrontarsi a colpi di razzi e di mortaio. Secondo il portavoce militare della missione Onu, Monuc, è in atto in offensiva delle truppe di Nkunda che si apprestano ad entrare nella città di Kanyabayonga. Tuttavia, non si ferma neanche il lavoro dei mediatori internazionali. Oggi l’inviato dell’Onu Obasanjo si trova in Rwanda (considerato il principale sostenitore di Nkunda) per coinvolgere Kigali in nuovi negoziati, mentre il ministro degli Esteri congolese, ha confermato che Kinshasa è disposta a ospitare osservatori del Ruwanda per constatare gli sforzi compiuti contro i gruppi armati rwandesi fuggiti oltre confine.







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