Il Libano non sia terreno di scontro per conflitti regionali e internazionali: l'appello
del Papa nel discorso all'ambasciatore libanese
Il modello libanese di cooperazione interreligiosa e interculturale sia un laboratorio
di pace per tutto il Medio Oriente: è l’auspicio espresso, stamani, da Benedetto XVI
nel discorso al nuovo ambasciatore del Libano, Georges Chakib El Khoury, ricevuto
in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa si è felicitato
per i recenti sforzi da parte delle istituzioni per risolvere la crisi politica del
Paese. Quindi, ha esortato i cattolici libanesi a impegnarsi per la pace e la concordia
tra le diverse componenti della nazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nella ricchezza
delle sue diversità, ha detto Benedetto XVI, il Libano ha mostrato, nella sua storia,
che numerose confessioni religiose “possono vivere assieme nella fraternità e nella
collaborazione”. Per questo, è stato il suo auspicio, il Libano dovrebbe essere “come
un laboratorio per la ricerca di soluzioni efficaci ai conflitti che agitano la regione
del Medio Oriente da così lungo tempo”. La sua storia millenaria, la sua posizione
nel cuore di un contesto regionale complesso, ha ribadito, affida al Libano una “missione
fondamentale per contribuire alla pace a alla concordia” di tutti. Ed ha messo l’accento
sul valore dell’esperienza libanese per la “collaborazione intercomunitaria e interculturale”.
Il Papa ha così invitato la comunità internazionale
affinché “protegga e valorizzi” il modello libanese “attraverso un suo impegno concreto”,
contribuendo ad evitare che “questo Paese diventi un terreno di scontro per conflitti
regionali o internazionali”. Il Papa si è felicitato per gli sforzi “coraggiosi” realizzati
negli ultimi mesi, da parte di tutto il Paese e dei suoi responsabili, per riprendere
una vita politica e istituzionale normale. “L’elezione del presidente della Repubblica,
la formazione di un governo di unità nazionale e l’approvazione di una legge elettorale
– ha rilevato – non possono che favorire l’unità nazionale e contribuire a un’autentica
coesistenza tra le diverse componenti della nazione”. D’altro canto, ha aggiunto,
il “dialogo nazionale”, in corso da alcune settimane, è l’occasione per “chiarire
le sfide che il Paese deve affrontare oggi” e per “trovare i compromessi necessari
per affrontarle”.
La speranza, ha detto il Papa,
è che si mettano da parte gli “interessi particolari”, si sanino le ferite del passato,
“impegnandosi tutti fattivamente sul cammino del dialogo e della riconciliazione per
permettere al Paese di progredire nella stabilità”. Di fronte alle “tensioni” ancora
presenti, il Pontefice ha incoraggiato il Libano a proseguire sulla strada aperta
qualche mese fa dall’Accordo di Doha per “costruire assieme le istituzioni libanesi”.
Ogni componente del popolo libanese, è stato il suo auspicio, deve sentirsi “veramente
a casa in Libano” e deve vedere che “le sue preoccupazioni e aspettative legittime
siano effettivamente prese in considerazione nel rispetto reciproco dei diritti degli
altri”. Per raggiungere questo traguardo, ha aggiunto il Papa, va sviluppata “una
reale educazione delle coscienze alla pace, alla riconciliazione e al dialogo, specie
in favore delle nuove generazioni”.
La Santa Sede,
ha assicurato il Papa, segue con grande attenzione gli sviluppi della situazione in
Libano e incoraggia gli sforzi per una soluzione dei problemi che il Paese sta affrontando.
“Particolarmente sensibile alle annose sofferenze delle popolazioni del Medio Oriente
– ha affermato – la Santa Sede persegue con determinazione il suo impegno in favore
della pace e della riconciliazione del Libano e di tutta la regione così cara al cuore
dei credenti”. Quindi, ha esortato i cattolici libanesi, “in comunione profonda con
i loro pastori” ad essere “convinti operatori di unità e fraternità” al servizio della
pace.
Una pace durevole, aspirazione profonda di
tutti i libanesi, ha avvertito il Pontefice, è possibile nella misura in cui ci sia
“un’autentica volontà di vivere assieme sulla stessa terra e di considerare la giustizia,
la riconciliazione e il dialogo come una cornice propizia alla risoluzione dei problemi
delle persone” e dei diversi gruppi. E ancora, ha aggiunto: “Per edificare una società
che assicuri a tutti i suoi membri un’esistenza degna e libera, una cooperazione sempre
più profonda tra tutte le componenti della nazione” andranno sviluppate “relazioni
di fiducia tra le persone e le comunità”.