2008-11-17 14:31:04

Il 2009 sarà l'Anno Internazionale dell'Astronomia: nuova occasione di dialogo tra scienza e fede


Il 2009 è stato dichiarato dall’Unesco “Anno Internazionale dell'Astronomia”: il prossimo anno coincide infatti col quattrocentesimo anniversario delle prime osservazioni astronomiche fatte da Galileo Galilei con il cannocchiale nel 1609 e delle prime scoperte ottenute con queste osservazioni. L’Anno dell’Astronomia vuole essere anche un’occasione importante per rinnovare il dialogo tra scienza e fede. Ascoltiamo in proposito l’astrofisico Piero Benvenuti, ordinario di astronomia all’Università di Padova e consigliere di Amministrazione dell’Agenzia spaziale italiana. L’intervista è di Fabio Colagrande:RealAudioMP3
 
R. – A me sembra che sia veramente un’occasione imperdibile per iniziare un nuovo confronto, un nuovo dialogo tra la scienza e la fede. Sarà una vetrina veramente eccezionale per meditare sui progressi che la scienza astrofisica ha fatto negli ultimi anni, in questi 400 anni, con un’accelerazione incredibile negli ultimi decenni. Sarebbe, però, un peccato se la presentazione dei risultati scientifici si fermasse qui e non approfondisse il significato profondo che ha questa scienza. In fondo, l’astronomia è la scienza più antica e ha radici profonde in tutti. Non a caso è l’unica disciplina scientifica che conti, io credo, un numero incredibile di appassionati e di dilettanti, di astrofili, che testimonia come tutti gli uomini si sentano attratti dal cielo stellato, dal mistero del cosmo che ci circonda. Quindi, quest’anno, credo sia un’occasione veramente unica per riprendere un confronto, un dialogo tra la scienza, la ricerca scientifica e la riflessione filosofica e teologica.
 
D. – Secondo lei, prof. Benvenuti, a quali condizioni ci può essere questo rinnovamento del dialogo? Quale sforzo devono fare sia la scienza, sia la teologia?
 
R. – Da parte della scienza, credo che sia importante riconoscere il limite della ricerca scientifica. La ricerca scientifica, sin dai tempi di Galileo, e per ammissione stessa di Galileo, non vuole approfondire l’essere, l’essenza delle cose, si limita a misurare, ad osservare i fenomeni e ad interpretarli razionalmente. Quindi, questa sua autolimitazione, che è anche il suo grande motivo di successo, deve essere in qualche modo riconosciuta, deve riconoscere che ci sono altre forme di conoscenza che possono lavorare insieme ed in collaborazione con la ricerca scientifica. Da parte della teologia e dell’esegetica, è necessario che queste discipline, che sono pure discipline scientifiche, riconoscano nella scienza e nei risultati della scienza, qualcosa che va utilizzato. Non si può ignorare, perché si tratta di conoscenza, e deve essere quindi integrata. Per far questo bisogna rivedere l'interpretazione di certi passi della Bibbia, capire perché certi passi della Bibbia sono stati scritti in quel modo. E’ in fondo il monito che ci viene anche dalla Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
 
D. – L’Anno dell’Astronomia può essere un’occasione proprio per riscoprire il valore che ha contemplare il cielo stellato? Una volta Benedetto XVI ha detto che il cielo non è vuoto. Ecco, ha un valore anche senz’altro religioso guardare al cielo...
 
R. – Assolutamente sì. In fondo, noi vivendo nella civiltà moderna, nella civiltà tecnologica abbiamo perso questa possibilità di osservare quotidianamente il cielo, opportunità che invece i nostri antenati, anche solo 100 anni fa, avevano tutti i giorni. L’Anno dell’Astronomia si propone proprio anche come iniziativa mondiale di stimolare tutti a ritagliarsi un piccolo momento, una sera, per riprendersi questa visione affascinante del cielo, andando in un luogo più oscuro, isolato, mettendo l’occhio anche in un piccolo telescopio. Ecco, se questa iniziativa portasse con sé anche un significato quasi di preghiera, credo che avremmo raggiunto dei risultati ancor più importanti di quelli che inizialmente ci siamo proposti.







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