C'è tensione e paura in Orissa dove il governo locale ha permesso oggi a Bhubaneshwar
la manifestazione del Swami Laxmananda Saraswati Sradhanjali Samiti, nonostante la
preoccupazione di New Delhi che possa innescare ulteriori violenze interreligiose.
Il gruppo estremista indù - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha indetto la marcia in
protesta contro il mancato arresto degli uccisori di Laxmananda Saraswati, leader
del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), il 23 agosto scorso. Anche se la polizia ritiene
responsabili gruppi maoisti, gli indù hanno tratto pretesto da quella morte, per scatenare
i pogrom anticristiani. In questo clima, mercoled' scorso sono stati arrestati tre
cristiani con l’accusa di “induzione” alla conversione degli abitanti di un sobborgo
di Bangalore. I leader delle associazioni cristiane hanno promosso una campagna per
il loro rilascio. L’All India Christian Council (Aicc) riporta il racconto dei fatti
fornito dai leader cristiani del Karnataka: un uomo e due donne sono stati invitati
nella casa della sorella dell’uomo, nel quartiere di Jeevanahalli a Bangalore, a pregare
per la salute del nipote infermo. Usciti dall’abitazione al termine della veglia,
il trio si è imbattuto in un gruppo formato da una quindicina di militanti della Bajrang
Dal, l’ala giovanile del Vhp che hanno picchiato a sangue l’uomo, poi hanno chiamato
la polizia accusandoli di indurre alla conversione un gruppo di abitanti del luogo.
Un imprenditore ha confermato la falsa accusa ai poliziotti di Fraser Town. L'episodio
conferma che non sono cessate le persecuzioni anticristiane in India, con chiese demolite
e cristiani arrestati con false accuse di “istigare conversioni”. In Orissa la notte
dell’11 novembre, ignoti hanno raso al suolo la chiesa cattolica del villaggio di
Tiangia, dove è nato padre Bernard Digal. La Chiesa, scampata alle precedenti violenze
perché ancora in costruzione, doveva essere inaugurata tra breve. Secondo l’Aicc dal
24 agosto in Orissa si sono registrate violenze in 14 dei 30 distretti dello Stato,
ci sono stati danni in 315 villaggi, bruciate 4,640 abitazioni, con 53mila sfollati
e 60 vittime (tra le quali due pastori e un prete cattolico), sono state stuprate
due donne, distrutte 151 chiese, mentre continuano ancora oggi gli attacchi. Nel Bihar
è stata danneggiata una chiesa. Nello stato di Chhattisgarh sono state attaccate quattro
suore. Nel Jharkhand i fondamentalisti indù hanno preso d’assalto una chiesa e hanno
cercato di “riconvertire” i fedeli cristiani. Quattro chiese danneggiate nel Kerala,
nel Tamil Nadu e nel Madhya Pradesh. A New Delhi due chiese danneggiate, alle quali
si aggiungono altri quattro tentativi di assalto. Nel Punjab tre cristiani sono detenuti
dalla polizia con false accuse. Nell’Uttar Pradesh picchiati tre pastori e la moglie
di uno di loro. Nell’Uttarakhand sono stati uccisi due cristiani, un prete e una sua
impiegata. (R.P.)