Il massacro dei poveri in Nord Kivu: l'editoriale di padre Lombardi
Le stragi che si consumano ogni giorno nella regione congolese del Nord Kivu interrogano,
come ogni conflitto che colpisca gente inerme, la coscienza della comunità internazionale.
Mercoledì scorso, all'udienza generale, la voce di Benedetto XVI si è sciolta ancora
una volta in una preghiera spontanea e commossa per le vittime di quella terra rigogliosa
e sfortunata, che chiede silenziosamente aiuto per porre fino al suo martirio. Su
questa vicenda, vi proponiamo la riflessione del nostro direttore generale, padre
Federico Lombardi:
Pochi giorni
fa, prendendo lo spunto dall’annuncio del prossimo viaggio del Papa in Africa, avevamo
parlato di dignità degli africani e di speranza. Ma effettivamente le notizie che
continuano ad arrivare dalla regione del Nord-Kivu ci riempiono ogni giorno di angoscia.
Domenica 9 novembre il Papa all’Angelus ha levato la sua voce denunciando “distruzioni,
saccheggi e violenze di ogni tipo” ai danni dei civili innocenti. Questa regione nel
cuore del continente africano è ormai “da troppo tempo martoriata”. I morti degli
anni recenti nel corso dei vari conflitti sono ormai milioni. Probabilmente è il massacro
più impressionante del pianeta negli ultimi quindici anni.
E
come sempre nei conflitti contemporanei la massima parte delle vittime sono civili
innocenti, travolti nel sangue da un intreccio di interessi inconfessabili, di odii
antichi e di passioni perverse. Il Male, il grande nemico che si accanisce sulle creature
di Dio, confonde la ragione in un’oscurità inestricabile, porta all’estremo il disprezzo
della vita e sembra dominare incontrastato. Troppo lente e timide sono le reazioni
di fronte a questa carneficina dei poveri.
Di fronte
a tutto ciò, i credenti si devono armare di un amore ad ogni costo, capace di resistere
alla violenza sull’esempio del Signore. Ma per ricostruire la pace bisogna tornare
al rispetto della dignità di ogni vita umana, bisogna veramente impegnarsi molto di
più per l’educazione e lo sviluppo, e costituire un contesto internazionale che non
permetta di alimentare i conflitti invece che costruire la pace. Se no, l’Africa continua
a morire.