Rd Congo: linea dura del governo contro i responsabili di violenze sui civili in Nord
Kivu
E' sempre più drammatica la situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Il
governo ha annunciato ‘tolleranza zero’ verso i militari che si sono resi responsabili
di violenze contro i civili, mentre si registrano nuovi combattimenti tra esercito,
ribelli di Laurent Nkunda e paramilitari. Sulla situazione in Nord Kivu e nella regione
dei Grandi Laghi, Giada Aquilino ha intervistato Domenico Quirico, africanista
de La Stampa, raggiunto telefonicamente a Goma:
R. – Qui
ci sono numerose guerre infilate l’una nell’altra, perché è una guerra per le miniere
– il Congo è uno dei Paesi più ricchi di minerali del mondo, è uno dei Paesi che più
potrebbe crescere in sviluppo e questa contraddizione spiega già molte cose. E' poi
l’ultimo capitolo del genocidio rwandese, perché ci sono nel Congo orientale ancora
le milizie degli hutu responsabili del massacro del 1994 che i tutsi vogliono distruggere.
Poi c’è una guerra tra Rwanda e Congo, perché il Rwanda ha ambizioni di annessione
territoriale: è un Paese piccolo, sovrappopolato, senza ricchezze naturali e che vuole
espandersi nella parte orientale del Congo. Il Congo invece è enorme, è ricchissimo,
poco popolato e vi vivono, da secoli, popolazioni di origine tutsi così come, per
esempio, questo generale che guida la rivolta. E poi, c’è un braccio di ferro ancora
più sullo sfondo, tra gli Stati Uniti, che sono filo-rwandesi, e il Congo che invece
è appoggiato in particolare dalla Francia, diciamo dai Paesi europei. In palio c'è
il controllo delle miniere e dobbiamo dire che la Cina ha appena ottenuto un gigantesco
contratto per l’estrazione del rame dal governo congolese … Sono tutte guerre infilate
una nell’altra in un modo inestricabile, e che fanno sì che su queste terre da 18
anni si continui a combattere.
D.
– Da quello che hai potuto vedere, qual è la situazione umanitaria a Goma e nel Nord
Kivu?
R. – La situazione umanitaria
è assolutamente drammatica. I campi che sono più vicini alla città di Goma possono
ricevere aiuti, ma ci sono decine di migliaia di questi profughi che continuano a
fuggire ogni qual volta gli scontri tra i ribelli di origine tutsi e le truppe regolari,
anche se sono truppe che si sono macchiate di saccheggi e di violenze pari a quelle
dei ribelli, scappano, fuggono, cercano luoghi più sicuri. Allora, una parte, decine
di migliaia di queste persone, non possono ricevere aiuti umanitari: dobbiamo immaginare
un popolo intero che vive all’addiaccio nelle foreste, che non ha nulla da mangiare,
che è sottoposto a violenze inaudite. Inoltre, il colera sta progressivamente dilagando
perché queste popolazioni si muovono e quindi i malati non possono essere curati e
a loro volta diffondono il contagio ad altri … E’ una situazione che è alla soglia
della catastrofe!
D. – Delle
ultime ore è la notizia di nuove tensioni tra Rwanda ed Europa per l’arresto in Germania
di una collaboratrice del presidente rwandese Kagame, sospettata di coinvolgimento
nell’assassinio dell’ex presidente del Rwanda, all’origine, poi, del genocidio del
’94. Perché queste tensioni sembrano generarsi di continuo, in quella zona?
R.
– Perché questo è un genocidio che, in realtà, non è mai finito, e si continua ad
ammazzare in nome di quanto è successo nel ’94. Oggi i ribelli sono tutsi e danno
la caccia agli hutu che sono rimasti qua e combattono al fianco delle truppe congolesi:
è qui il nodo del problema.