Ancora violenze contro i cristiani in Iraq, mentre 2000 famiglie fanno rientro a Mossul
Non c’è tregua in Iraq alle violenze contro i cristiani. Mossul, nel nord del Paese,
piange oggi le due sorelle uccise ieri da uomini armati. E’ solo l’ultimo dei numerosi
episodi che vedono da mesi i cristiani vittime di aggressioni, minacce e violenze
da parte di gruppi estremisti islamici. L’ennesimo dramma che getta un’ombra sulla
notizia del rientro a Mosul di almeno 2000 famiglie cristiane, fuggite agli inizi
di ottobre dopo una serie di attacchi diretti contro la comunità. Secondo l’alto commissariato
dell’ONU per i rifugiati (ACNUR), che ha diffuso ieri la notizia al termine di una
visita nei villaggi dell’area di al-Hamdaniya, le migliaia di famiglie avrebbero “cominciato
a far ritorno da una settimana circa grazie alle migliorate condizioni di sicurezza”.
Sulle reali motivazioni del rientro emergono tuttavia pareri discordanti. Secondo
gli sfollati rimasti nei villaggi della periferia, a favorire il rientro a Mosul non
sarebbe stato il miglioramento delle condizioni di sicurezza ma il timore di perdere
il lavoro o motivazioni legate all’istruzione. Nei giorni scorsi il primo ministro
Nuri al-Maliki, ricevendo il patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, Mar Dinkha IV,
aveva assicurato l’impegno dello stato dicendo che gli attacchi contro le chiese e
le moschee “non colpiscono solo un gruppo religioso, ma tutti gli iracheni”. (C.D.L.)