2008-11-12 16:01:21

Testimonianza cristiana in Algeria: intervista con mons. Bader, primo arcivescovo arabo della capitale


Vive ad Algeri già da un mese, primo arcivescovo arabo nella capitale magrebina: mons. Ghaleb Bader, nato in Giordania, è arrivato in Algeria dal Patriarcato latino di Gerusalemme ed è stato ben accolto dalle autorità civili, religiose e dalla gente comune che lo sta incoraggiando nel suo ministero. “Sostieni i tuoi confratelli” è il suo motto vescovile; profetico - si potrebbe dire - in una arcidiocesi come quella di Algeri che oggi necessita di sacerdoti più giovani e di aiuti alle comunità cristiane. Ma quale realtà ha conosciuto dopo il suo insediamento mons. Bader? Ascoltiamolo al microfono di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

R. – Ho già incontrato delle persone del mio clero, ho visitato alcuni luoghi, parrocchie, comunità di religiose e religiosi, case di religiose e religiosi; sto scoprendo questa realtà, cioè una piccola minoranza di cristiani. Stiamo portando una testimonianza di fede, di amore, di carità.

 
D. – Quali attività coinvolgono i cristiani?

 
R. – Le attività sono varie; quello che ci è rimasto, soprattutto dopo la nazionalizzazione delle scuole, le scuole che erano un mezzo importante per rendere testimonianza. Oggi non abbiamo più le scuole, quindi continuiamo a lavorare con quello che ci è rimasto: qualche scuola tecnica, diciamo, qualche biblioteca, soprattutto centri di ricerca, di studi. Continuiamo a testimoniare Cristo tramite quei piccoli mezzi che ci sono rimasti.

 
D. – Che rapporti esistono con i musulmani?

 
R. – Ho già incontrato tutte le autorità musulmane, anche civili del Paese. Sul piano ufficiale, il presidente ha mandato un ministro al mio ricevimento, alla mia prima Messa. Per la festa nazionale ho incontrato il presidente stesso, gli ho parlato della Chiesa, mi ha dato il benvenuto in Algeria. Poi ho incontrato il primo ministro e il ministro degli Esteri. Sul piano interreligioso ho già incontrato il ministro degli Affari religiosi, il presidente dell’Alto consiglio islamico; posso dire che sono sempre stato ben accolto dappertutto e perfino incoraggiato e mi sono accorto che la Chiesa è benvoluta. Incontri sempre gente che ti vuol bene e che te lo dice.

 
D. – Lei è nato in Giordania, ha quindi origini arabe; questo le consente di accostarsi meglio agli algerini?

 
R. – Già il fatto che la Chiesa abbia nominato un vescovo arabo in un Paese arabo è visto positivamente sia da parte delle autorità, sia da parte della gente musulmana qui, sia da parte dei cristiani stessi. E’ un passo positivo da parte della Chiesa quello di nominare un vescovo arabo per una Chiesa che si trova e che lavora in un Paese arabo.

 
D. – Ultimamente si è parlato molto di dialogo fra cristiani e musulmani e in Vaticano è recente il Forum fra cristiani e musulmani. Quali echi ha avuto questo evento in Algeria?

 
R. – Questo è stato seguito sia da parte della Chiesa sia da parte di alcuni centri e soprattutto personalità musulmane che si interessano al dialogo.

 
D. – Che progetti ha per la sua arcidiocesi?

 
R. – E’ troppo presto per fare progetti ben precisi. Ho già delle idee e posso dire che c’è da fare molto per il clero. Il più giovane del clero diocesano ha 70 anni. Questo è il bisogno più urgente, ciò che è più necessario: che ci sia un clero al servizio di questa Chiesa. C’è molto da fare anche a livello di costruzione di Chiese.







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