Testimonianza cristiana in Algeria: intervista con mons. Bader, primo arcivescovo
arabo della capitale
Vive ad Algeri già da un mese, primo arcivescovo arabo nella capitale magrebina: mons.
Ghaleb Bader, nato in Giordania, è arrivato in Algeria dal Patriarcato latino
di Gerusalemme ed è stato ben accolto dalle autorità civili, religiose e dalla gente
comune che lo sta incoraggiando nel suo ministero. “Sostieni i tuoi confratelli” è
il suo motto vescovile; profetico - si potrebbe dire - in una arcidiocesi come quella
di Algeri che oggi necessita di sacerdoti più giovani e di aiuti alle comunità cristiane.
Ma quale realtà ha conosciuto dopo il suo insediamento mons. Bader? Ascoltiamolo al
microfono di Tiziana Campisi:
R. – Ho già
incontrato delle persone del mio clero, ho visitato alcuni luoghi, parrocchie, comunità
di religiose e religiosi, case di religiose e religiosi; sto scoprendo questa realtà,
cioè una piccola minoranza di cristiani. Stiamo portando una testimonianza di fede,
di amore, di carità.
D. – Quali attività coinvolgono
i cristiani?
R. – Le attività sono varie; quello
che ci è rimasto, soprattutto dopo la nazionalizzazione delle scuole, le scuole che
erano un mezzo importante per rendere testimonianza. Oggi non abbiamo più le scuole,
quindi continuiamo a lavorare con quello che ci è rimasto: qualche scuola tecnica,
diciamo, qualche biblioteca, soprattutto centri di ricerca, di studi. Continuiamo
a testimoniare Cristo tramite quei piccoli mezzi che ci sono rimasti.
D.
– Che rapporti esistono con i musulmani?
R. – Ho
già incontrato tutte le autorità musulmane, anche civili del Paese. Sul piano ufficiale,
il presidente ha mandato un ministro al mio ricevimento, alla mia prima Messa. Per
la festa nazionale ho incontrato il presidente stesso, gli ho parlato della Chiesa,
mi ha dato il benvenuto in Algeria. Poi ho incontrato il primo ministro e il ministro
degli Esteri. Sul piano interreligioso ho già incontrato il ministro degli Affari
religiosi, il presidente dell’Alto consiglio islamico; posso dire che sono sempre
stato ben accolto dappertutto e perfino incoraggiato e mi sono accorto che la Chiesa
è benvoluta. Incontri sempre gente che ti vuol bene e che te lo dice.
D.
– Lei è nato in Giordania, ha quindi origini arabe; questo le consente di accostarsi
meglio agli algerini?
R. – Già il fatto che la Chiesa
abbia nominato un vescovo arabo in un Paese arabo è visto positivamente sia da parte
delle autorità, sia da parte della gente musulmana qui, sia da parte dei cristiani
stessi. E’ un passo positivo da parte della Chiesa quello di nominare un vescovo arabo
per una Chiesa che si trova e che lavora in un Paese arabo.
D.
– Ultimamente si è parlato molto di dialogo fra cristiani e musulmani e in Vaticano
è recente il Forum fra cristiani e musulmani. Quali echi ha avuto questo evento in
Algeria?
R. – Questo è stato seguito sia da parte
della Chiesa sia da parte di alcuni centri e soprattutto personalità musulmane che
si interessano al dialogo.
D. – Che progetti ha per
la sua arcidiocesi?
R. – E’ troppo presto per fare
progetti ben precisi. Ho già delle idee e posso dire che c’è da fare molto per il
clero. Il più giovane del clero diocesano ha 70 anni. Questo è il bisogno più urgente,
ciò che è più necessario: che ci sia un clero al servizio di questa Chiesa. C’è molto
da fare anche a livello di costruzione di Chiese.