2008-11-10 16:07:41

Padre Pizzaballa: lo scandalo della rissa tra cristiani al Santo Sepolcro


Resta teso il clima a Gerusalemme dopo le tensioni tra monaci armeni e greco-ortodossi degenerate ieri in rissa nella Basilica del Santo Sepolcro. Lo scontro è avvenuto durante la cerimonia annuale del ritrovamento della Croce di Gesù, portata in processione dai monaci armeni bloccati poi, davanti all’Edicola, da un monaco ortodosso. Un’atmosfera che è il segno di una difficile convivenza. Al microfono di Benedetta Capelli il commento di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:RealAudioMP3
 
R. – Noi siamo purtroppo un po’ abituati a queste situazioni ma ogni volta creano un senso di sconcerto e disagio profondo per quanto sta accadendo, che è anacronistico, però succede. E’ vero che a Gerusalemme il passato non passa mai, però c’è un limite a tutto e questo è stato abbondantemente superato.
 
D. – Molti vivono come uno scandalo quanto accaduto in un luogo santo che dovrebbe essere proprio un luogo di unità…
 
R. – Sì, è uno scandalo, dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. Oggi i conflitti, le incomprensioni, che sono inevitabili nel nostro ambiente, non possono essere superate con la violenza, assolutamente. Che credibilità avremmo, soprattutto noi cristiani, quando invitiamo tutte le parti soprattutto israeliani e palestinesi ad un dialogo e poi facciamo queste cose? Detto questo, bisogna anche comprendere che le culture qui sono molto diverse ed è anche vero che l’unità è una realtà alla quale aspiriamo ma che purtroppo ancora non c’è.
 
D. – Come mai ogni turbamento dello status quo è poi così carico di tensione?
 
R. – Diciamo che, soprattutto negli ultimi due anni, tra la comunità greco-ortodossa e armeno-ortodossa, c’è una sorta di incomprensione su tutto ma che è più che altro sentimentale e viscerale che ragionevole e razionale. Così tutte le cose anche i più piccoli fraintendimenti vengono esagerati e degenerano soprattutto quando ci sono di mezzo questi giovanotti seminaristi un po’ focosi. Ormai sono quattro o cinque mesi che succede sempre qualcosa. Mi auguro che, dopo quest’ultimo episodio così scandaloso, tutti facciamo un passo indietro. Il nostro compito è anche quello di aiutare in questo.
 
D. – Come è strutturato e diviso il Santo Sepolcro?
 
R. – Le confessioni principali sono tre: sono la greco-ortodossa, la cattolica con i francescani e l’armeno ortodossa. Poi ci sono altre tre chiese: i copti, i siriani e gli etiopi che però hanno minori diritti, diciamo così, almeno secondo la terminologia dello status quo. La Chiesa è divisa, è frazionata ma generalmente nelle proprie zone non accade nulla. I problemi ci sono nelle zone comuni come l’Edicola, la Rotonda che sono gestite insieme, i problemi sorgono anche quando ci sono le liturgie, su chi deve fare cosa e dove. Lo status quo non è una legge scritta ma un insieme di consuetudini che, ultimamente almeno, vengono interpretate in maniera diversa tra queste due comunità.
 
D. – Qual è il ruolo della custodia francescana, anche rispetto a quanto accaduto ieri?
 
R. – Noi, grazie a Dio, siamo fuori da questa contesa, abbiamo anche noi i nostri fraintendimenti che però risolviamo in maniera diversa. Il nostro ruolo adesso è quello di mediare in questo caso tra l’uno e l’altro, incontrarli, aiutarli a ricomporre il dissidio. Ho in programma un incontro con il Patriarca greco ortodosso, poi vedremo cosa potremo fare con gli armeni. E’ chiaro che, dopo questi episodi, bisogna continuare; la vita è più forte di tutto, si deve ricominciare a vivere insieme.
 
D. – Quale il suo auspicio?
 
R. – Il mio auspicio è che, con sano realismo cristiano come lo chiamo io, i dissidi si risolvano parlando insieme e non con la forza.







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