2008-11-10 12:54:31

La Chiesa ricorda San Leone Magno


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Leone Magno, il grande Pontefice vissuto nel quinto secolo, in un tempo di grandi rivolgimenti politici e sociali che di lì a poco avrebbero portato alla caduta dell’Impero Romano. Il Papa gli ha dedicato un’udienza generale il 5 marzo scorso. Ce ne parla Sergio Centofanti. RealAudioMP3

“La Croce di Cristo è sorgente di tutte le benedizioni e causa di tutte le grazie”: è quanto affermava San Leone Magno che sulla fede in Gesù abbandonato e crocifisso fondò tutta la sua opera di Pontefice. Originario della Tuscia, fu consacrato Successore di Pietro il 29 settembre del 440. Il suo papato – afferma Benedetto XVI – è stato uno dei più importanti della storia:

 
“Quelli in cui visse Papa Leone erano tempi molto difficili: il ripetersi delle invasioni barbariche, il progressivo indebolirsi in Occidente dell’autorità imperiale e una lunga crisi sociale avevano imposto al Vescovo di Roma – come sarebbe accaduto con evidenza ancora maggiore un secolo e mezzo più tardi, durante il pontificato di Gregorio Magno – di assumere un ruolo rilevante anche nelle vicende civili e politiche. Ciò non mancò, ovviamente, di accrescere l’importanza e il prestigio della Sede romana”.

 
Leone Magno riuscì a fermare Attila, incontrandolo con coraggio a Mantova nel 452 dopo che i suoi Unni avevano devastato le regioni nordorientali dell’Italia. E nel 455 riuscì a mitigare il sacco di Roma dei Vandali di Genserico, impedendo che incendiassero la città e facessero strage della popolazione. Costantemente sollecito della comunione tra le diverse Chiese fu sostenitore instancabile del primato romano, esercitando la responsabilità del Successore di Pietro in Oriente come in Occidente con prudenza e fermezza:

 
“Mostrava in questo modo come l’esercizio del primato romano fosse necessario allora, come lo è oggi, per servire efficacemente la comunione, caratteristica dell’unica Chiesa di Cristo”.

 
“Consapevole del momento storico in cui viveva e del passaggio che stava avvenendo – in un periodo di profonda crisi – dalla Roma pagana a quella cristiana, Leone Magno seppe essere vicino al popolo e ai fedeli con l’azione pastorale e la predicazione”:

 
“Animò la carità in una Roma provata dalle carestie, dall’afflusso dei profughi, dalle ingiustizie e dalla povertà. Contrastò le superstizioni pagane e l’azione dei gruppi manichei. Legò la liturgia alla vita quotidiana dei cristiani: per esempio, unendo la pratica del digiuno alla carità e all’elemosina”.

 
“In particolare – ha ricordato Benedetto XVI - Leone Magno insegnò ai suoi fedeli – e ancora oggi le sue parole valgono per noi – che la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno”. Nelle difficoltà della vita lo sosteneva la fede in Cristo “vero Dio e vero uomo” come aveva ribadito nel 451 il Concilio di Calcedonia da lui convocato:

 
“Nella forza di questa fede cristologica egli fu un grande portatore di pace e di amore. Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo quindi con san Leone Magno a credere in Cristo, vero Dio e  vero Uomo, e a realizzare questa fede ogni giorno nell'azione per la pace e nell'amore per il prossimo”.







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