2008-11-09 13:34:29

Mai più l’orrore dell’antisemitismo nazista: all’Angelus, il Papa ricorda la “Notte dei cristalli” e lancia un accorato appello per la pace nella regione congolese del Nord Kivu


All’Angelus domenicale, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ricordato che, proprio 70 anni fa, si scatenò la furia nazista contro gli ebrei nella cosiddetta “Notte dei cristalli”. Un avvenimento, è stato il richiamo del Pontefice, che non va dimenticato affinché non si ripetano mai più simili orrori. Quindi, ha rivolto un accorato appello per la pace nel Nord Kivu, regione della Repubblica Democratica del Congo, segnata da terribili violenze e devastazioni. Nell’odierna solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense, “madre di tutte le Chiese”, Benedetto XVI ha quindi esortato i fedeli ad essere “pietre vive” dell’edificio spirituale costruito da Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Mai più l’orrore nazista, mai più l’orrore dell’antisemitismo. All’Angelus, Benedetto XVI ricorda una delle pagine più tristi della storia, quando nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938 si scatenò la “furia nazista conto gli ebrei”. In quella terribile notte, ha rammentato il Papa, si diede inizio “alla sistematica e violenta persecuzione degli ebrei tedeschi che si concluse nella Shoah”:
 
“Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca. Invito, inoltre, a pregare per le vittime di allora e ad unirvi a me nel manifestare profonda solidarietà al mondo ebraico”.
 
Il Papa ha poi rivolto il pensiero alle popolazioni della regione congolese del Nord Kivu dalla quale, ha detto, arrivano “inquietanti notizie” di “sanguinosi scontri armati e sistematiche atrocità che hanno provocato e stanno provocando numerose vittime tra i civili innocenti”. Distruzioni e violenze di ogni tipo, ha costatato, hanno costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare anche quel poco che avevano per sopravvivere. Quindi, ha rivolto un accorato appello per la pace nella regione:
 
“A tutti e a ciascuno di loro desidero esprimere la mia particolare vicinanza, mentre incoraggio e benedico quanti si stanno adoperando per alleviare le loro sofferenze, tra i quali menziono in particolare gli operatori pastorali di quella Chiesa locale. (…) Infine, rinnovo il mio fervido appello affinché tutti collaborino al ripristino della pace in quella terra da troppo tempo martoriata, nel rispetto della legalità e soprattutto della dignità di ogni persona”.
 
Il Papa non ha poi mancato di ricordare la celebrazione in Italia della Giornata del Ringraziamento, incentrata quest’anno sul tema “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare”:
 
“Unisco la mia voce a quella dei Vescovi italiani che, a partire da queste parole di Gesù, attirano l’attenzione sul grave e complesso problema della fame, reso più drammatico dall’aumento dei prezzi di alcuni alimenti di base”.
 
La Chiesa, ha sottolineato, mette in pratica con molteplici iniziative di condivisione “il principio etico fondamentale della destinazione universale dei beni”. Quindi, ha assicurato le sue preghiere per il mondo rurale, specie per i piccoli coltivatori dei Paesi in via di sviluppo ed ha incoraggiato quanti si “impegnano perché a nessuno manchi un’alimentazione sana e adeguata”. “Chi soccorre il povero – ha detto il Papa – soccorre Cristo stesso”. Prima dei suoi appelli contro l’antisemitismo e in favore della pace nella Repubblica Democratica del Congo, il Papa si era soffermato sulla celebrazione della Dedicazione della Basilica Lateranense, “madre di tutte le chiese”. Il Pontefice ha ricordato che proprio questa Basilica fu la prima ad essere costruita dopo l’editto dell’imperatore Costantino che, nel 313, concesse ai cristiani la libertà di praticare la loro religione.
 
La ricorrenza odierna, ha spiegato, interessò dapprima solo la città di Roma, poi dal 1565 si estese a tutte le Chiese di rito romano, sottolineando la venerazione per la Chiesa di Roma che, come afferma Sant’Ignazio, “presiede alla carità” dell’intera comunione cattolica. In questa solennità, è stata la riflessione del Papa, la Parola di Dio ci richiama ad una verità essenziale: “Il tempio di mattoni è simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli Apostoli Pietro e Paolo intendevano come ‘edificio spirituale’, costruito da Dio con le “pietre vive” che sono i cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo”:
 
“Cari amici, la festa odierna celebra un mistero sempre attuale: che cioè Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità (cfr Gv 4,23-24). Ma questa ricorrenza ci ricorda anche l’importanza degli edifici materiali, in cui le comunità si raccolgono per celebrare le lodi di Dio”.
 
Ogni comunità, ha proseguito, “ha pertanto il dovere di custodire con cura i propri edifici sacri, che costituiscono un prezioso patrimonio religioso e storico”. “La bellezza e l’armonia delle chiese destinate a rendere lode a Dio – ha aggiunto – invita anche noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare un 'cosmo', una costruzione ben ordinata, in stretta comunione con Gesù che è il vero Santo dei Santi”.
 
Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua francese, Benedetto XVI ha rammentato che in questi giorni si commemora il 90.mo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale ed ha così assicurato le sue preghiere “per la pace nel mondo e per tutti coloro che lavorano per la giustizia e la fraternità tra gli uomini”. Infine, salutando i pellegrini italiani ha rivolto un pensiero speciale ai partecipanti al Convegno sull’Enciclica “Spe Salvi” e a quanti hanno frequentato il corso CEI di formazione sulla comunicazione sociale.







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