2008-11-08 14:09:07

Le parole del Papa sulla donazione degli organi: intervista con il prof. Spagnolo


La donazione di organi è una forma peculiare di carità e i trapianti rappresentano una grande conquista della scienza e un segno di speranza per tante persone che versano in gravi situazioni cliniche. Sono i concetti ribaditi ieri da Benedetto XVI durante l’udienza ai partecipanti al convegno ‘Un dono per la vita’, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita, che si è chiuso oggi a Roma. Il Papa ha ricordato che il problema della disponibilità di organi da trapianto è oggi ‘drammaticamente pratico’ e ha definito ‘inaccettabili’ e ‘abominevoli’ le pratiche abusive nei trapianti di organi e nel loro traffico. Nel suo discorso il Pontefice ha ricordato che anche per la dottrina cattolica i singoli organi vitali non possono essere prelevati se non ‘ex cadavere’ e ha auspicato che i risultati raggiunti dalla comunità scientifica sui criteri di accertamento della morte siano condivisi da tutti. Su questo tema Fabio Colagrande ha sentito il parere del prof. Antonio Spagnolo, ordinario di Bioetica all’Università di Macerata e Membro del Centro Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra i partecipanti al convegno:RealAudioMP3

R. - L’attenzione del convegno è stata posta soprattutto all’aspetto della cultura del dono, della donazione, dell’allocazione degli organi da trapiantare, dell’evitare gli aspetti commerciali. Per quanto riguarda la questione dell’accertamento della morte, la ragionevole certezza dal punto di vista scientifico ci porta a dire che non ci sono altre cose nuove su questo tema. Quindi le indicazioni date dalla scienza, valutate anche dal magistero della Chiesa - ricordiamo un bellissimo discorso del Papa Giovanni Paolo II alcuni anni fa, che ha confermato anche che il concetto della morte cerebrale rappresenta un concetto di verità, ragionevole verità, di ragionevole certezza della morte della persona - documenti della Pontificia Accademia delle Scienze elaborati in diverse sessioni e spesso forse poco conosciuti, hanno messo in evidenza che sul piano della certezza scientifica – intendo con certezza scientifica quella che, ragionevolmente, un essere umano può raggiungere, sempre aperto ovviamente a eventuali ripensamenti quando ci fossero degli elementi nuovi, ma a questo punto elementi nuovi di ripensamento non ce ne sono – e dunque sul piano scientifico, direi, e sul piano etico, sul piano anche della morale cristiana, non ci sono elementi di novità. Quindi credo che la regola che il soggetto debba essere morto prima di prelevare gli organi, che è la cosiddetta “dead donor rule”, deve continuare a valere e tutt’al più si tratta di evitare che questa regola venga sconfessata, nel senso che possono esserci tentativi non tanto di rendere più difficile, ma piuttosto di facilitare, e quindi alleggerire il concetto della morte della persona, considerando come morti anche soggetti che, secondo queste regole abbastanza chiare ormai, non sarebbero morti. Mi riferisco ai soggetti che, in qualche modo, possono offrirsi all’idea che, avendo perso la coscienza definitivamente, non sono più persone; in realtà il criterio di accertamento della morte - così come previsto attualmente e dalla legge italiana e dalla comunità scientifica internazionale - è abbastanza garantistico. Quella italiana, in particolare, è una legge abbastanza garantista su questi criteri.

 
D. – Dunque lei come bioeticista, prof. Spagnolo, sottolinea l’urgenza di promuovere una cultura della donazione degli organi, anche in Italia...

 
R. – Indubbiamente. Questo è il passo che tocca fare, non soltanto nelle facoltà scientifiche; ci sono tante esperienze di università italiane che nell’ambito dei corsi di laurea sanitari – medicina, infermieristica, ecc... – stanno promuovendo anche questo nei futuri medici e nei futuri operatori sanitari, ma direi che anche il pubblico non sanitario ha bisogno di questo stimolo, e quindi io nell’ambito della mia attività, dell’insegnamento di bioetica e di etica medica per i futuri insegnanti, sto portando avanti questo concetto della cultura della donazione, che deve partire anche dai bambini: nella scuola bisogna insegnare questo concetto della solidarietà della donazione, mostrando tutte le ragionevoli certezze che la comunità scientifica mette a disposizione perché il soggetto a cui si prendono gli organi sia effettivamente morto e il soggetto vivente che doni una parte di sé – come un rene, una parte del fegato, il midollo osseo, ecc... – possa essere garantito anche sul piano della sua integrità fisica.







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