Elezioni municipali in Nicaragua. L’appello della Chiesa al rispetto reciproco
“Occorre andare a votare con tranquillità e con lo spirito della pace nell’animo.
Dobbiamo saper perdonare coloro che ci offendono e dobbiamo rifiutare l’odio e la
vendetta”. Così, in una dichiarazione alla stampa locale, l’arcivescovo di Managua
mons. Leopoldo Brenes è tornato a ribadire quanto da lui già detto e precedentemente
chiesto in una dichiarazione della Conferenza episcopale nicaraguense in merito alle
elezioni municipali di domenica. Il presule ha sentito il bisogno di rinnovare quest’appello,
poiché nelle ultime ore prima della chiusura ieri della campagna elettorale, si sono
moltiplicati nel Paese gli atti di violenza, intolleranza e scontro, in particolare
tra i sostenitori del Presidente Daniel Ortega, leader del Fronte sandinista e quelli
dell’oppositore Partito liberale costituzionalista. Domenica prossima 3 milioni 800mila
nicaraguensi sono chiamati ad eleggere le autorità territoriali di 146 municipi che,
in un Paese ancora fortemente rurale e contadino, hanno un’importanza fondamentale.
La dialettica elettorale si è polarizzata attorno alla figura del presidente e in
molte circostanze si ha avuto l’impressione che per molti le elezioni sono una sorta
di referendum sull’operato da parte del governante. Dall’altra parte la decisione
ultima del governo che nonostante ciò che aveva detto in un primo momento ha deciso
di vietare la presenza di osservatori internazionali ha contribuito a polarizzare
ancora gli animi e i contenuti della propaganda. Questo scontro ha trovato un’espressione
fortemente polemica e antagonistica negli aspiranti a sindaco della capitale: Alexis
Argüello, 54 anni, esponente del “sandinismo” ed Eduardo Montealegre, di 53 anni,
del Partito liberale costituzionale, ex candidato alla presidenza sconfitto da Daniel
Ortega. Mentre il primo sottolinea le realizzazioni del governo, il secondo teme l’autoritarismo
e perciò chiede: “Tutti contro Ortega”. Per queste ragioni i vescovi, e mons. Brenes
a più riprese negli ultimi giorni, hanno chiesto la massima serenità e l’arcivescovo
della capitale ha molto insistito perché “nessun partito o gruppo politico si lasci
tentare dal proclamare la propria vittoria prima che tale verdetto arrivi dal Tribunale
supremo elettorale”. L'episcopato, alla fine del mese d'agosto, in un documento sulla
situazione del Paese ha sottolineato che votare sia una prima e fondamentale forma
di partecipazione che può facilitare altri modi, più articolati e incisivi di partecipazione,
in tal senso, ricordò ai candidati il loro dovere nei confronti della verità e, dunque,
"l’uso di un linguaggio sereno che favorisca il dialogo e la proposta di programmi
elettorali onesti e non demagogici”. “Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia
e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito
politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore
e la fortezza richiesti dalla vita politica”, dicono i vescovi citando la Gaudium
et spes. Alle autorità dello Stato così come a quelle preposte al controllo dei processi
elettorali, in un momento in cui da più parti sorgono dei “dubbi sulla trasparenza
del voto”, i vescovi indirizzano un forte appello affinché fin d’ora facciano il possibile
per diradare questi interrogativi e perplessità per recuperare una totale credibilità”.
(A cura di Luis Balilla)