2008-11-08 09:17:23

Elezioni municipali in Nicaragua. L’appello della Chiesa al rispetto reciproco


“Occorre andare a votare con tranquillità e con lo spirito della pace nell’animo. Dobbiamo saper perdonare coloro che ci offendono e dobbiamo rifiutare l’odio e la vendetta”. Così, in una dichiarazione alla stampa locale, l’arcivescovo di Managua mons. Leopoldo Brenes è tornato a ribadire quanto da lui già detto e precedentemente chiesto in una dichiarazione della Conferenza episcopale nicaraguense in merito alle elezioni municipali di domenica. Il presule ha sentito il bisogno di rinnovare quest’appello, poiché nelle ultime ore prima della chiusura ieri della campagna elettorale, si sono moltiplicati nel Paese gli atti di violenza, intolleranza e scontro, in particolare tra i sostenitori del Presidente Daniel Ortega, leader del Fronte sandinista e quelli dell’oppositore Partito liberale costituzionalista. Domenica prossima 3 milioni 800mila nicaraguensi sono chiamati ad eleggere le autorità territoriali di 146 municipi che, in un Paese ancora fortemente rurale e contadino, hanno un’importanza fondamentale. La dialettica elettorale si è polarizzata attorno alla figura del presidente e in molte circostanze si ha avuto l’impressione che per molti le elezioni sono una sorta di referendum sull’operato da parte del governante. Dall’altra parte la decisione ultima del governo che nonostante ciò che aveva detto in un primo momento ha deciso di vietare la presenza di osservatori internazionali ha contribuito a polarizzare ancora gli animi e i contenuti della propaganda. Questo scontro ha trovato un’espressione fortemente polemica e antagonistica negli aspiranti a sindaco della capitale: Alexis Argüello, 54 anni, esponente del “sandinismo” ed Eduardo Montealegre, di 53 anni, del Partito liberale costituzionale, ex candidato alla presidenza sconfitto da Daniel Ortega. Mentre il primo sottolinea le realizzazioni del governo, il secondo teme l’autoritarismo e perciò chiede: “Tutti contro Ortega”. Per queste ragioni i vescovi, e mons. Brenes a più riprese negli ultimi giorni, hanno chiesto la massima serenità e l’arcivescovo della capitale ha molto insistito perché “nessun partito o gruppo politico si lasci tentare dal proclamare la propria vittoria prima che tale verdetto arrivi dal Tribunale supremo elettorale”. L'episcopato, alla fine del mese d'agosto, in un documento sulla situazione del Paese ha sottolineato che votare sia una prima e fondamentale forma di partecipazione che può facilitare altri modi, più articolati e incisivi di partecipazione, in tal senso, ricordò ai candidati il loro dovere nei confronti della verità e, dunque, "l’uso di un linguaggio sereno che favorisca il dialogo e la proposta di programmi elettorali onesti e non demagogici”. “Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”, dicono i vescovi citando la Gaudium et spes. Alle autorità dello Stato così come a quelle preposte al controllo dei processi elettorali, in un momento in cui da più parti sorgono dei “dubbi sulla trasparenza del voto”, i vescovi indirizzano un forte appello affinché fin d’ora facciano il possibile per diradare questi interrogativi e perplessità per recuperare una totale credibilità”. (A cura di Luis Balilla)







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