L’Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre si mobilita per il Congo
“Un piccolo aiuto può fare molto” è il messaggio lanciato dall’associazione Aiuto
alla Chiesa che Soffre (ACS) per favorire il sostegno alle popolazioni del Congo,
nel nord-Kivu. ACS – riferisce l’agenzia Zenit - ha inviato nel Paese un primo contributo
di 20 mila euro, e insieme cibo, coperte e medicinali destinati alla diocesi di Goma,
dove il conflitto si è particolarmente acuito. Dopo le recrudescenze delle ultime
settimane, nel Paese sarebbero più di un milione le persone in fuga dalle violenze,
ma crescono gli ostacoli agli interventi umanitari, consentiti solo a condizioni particolarmente
restrittive. Il clero locale – continua Zenit - è profondamente preoccupato per la
situazione e teme che la regione orientale del Nord Kivu, teatro degli scontri più
cruenti, diventi “un secondo Darfur”. “Le madri e i bambini hanno bisogno di acqua
– fanno sapere – e servono coperte perché le notti sono già fredde”. Le attività scolastiche
sono da tempo interrotte e i locali delle scuole sono stati adibiti a ricoveri per
i profughi. A fronte della crisi, forti critiche colpiscono anche l’operato delle
forze governative, accusate di aver partecipato a saccheggi e violenze. Nemmeno l’intervento
degli oltre 17 mila peacekeepers delle Nazioni Unite è riuscito a contenere l’esplodere
del conflitto. La Repubblica Democratica del Congo resta dunque una priorità per Aiuto
alla Chiesa che Soffre, che l'anno scorso ha inviato quasi 1,26 milioni di euro per
aiutare i cristiani sofferenti del Paese. (C.D.L.)