2008-11-06 15:45:21

Il nuovo governo del Congo apre al dialogo per porre fine alla violenza


Il nuovo governo congolese “metterà fine alla guerra” nella parte orientale del Paese. Lo ha detto il primo ministro Muzito, che si trova a Goma, capoluogo del Nord Kivu minacciato dai ribelli di Laurent Nkunda. “Metteremo fine alla guerra con mezzi diplomatici, politici, militari”, ha detto nel corso di una conferenza stampa, precisando che il “governo è pronto ad ascoltare tutti i movimenti armati”. Tante sono state le critiche mosse in questi giorni alla MONUC, la forza dell’ONU presente nell’area. Proprio in queste ore, sono cambiate per loro le regole d’ingaggio. Questo vuol dire che i caschi blu potranno intervenire in maniera più concreta? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Angelo Turco, africanista e docente di Geografia politica all’Università dell’Aquila: RealAudioMP3

R. - In realtà, più che cambiate ci si è accorti che, sulla base di un capitolo delle Nazioni Unite, i soldati possono intervenire ma, a quanto pare, per difendere Goma. Quindi, non è una cosa da poco. Ma di qui a pensare che possa cambiare la strategia sul terreno, forse ci passa qualcosa.
 
D. - Nelle prossime ore si terrà il vertice di pace straordinario di Nairobi. Cosa possiamo aspettare da questo incontro?
 
R. - Intanto, diciamo che questo incontro è un successo. Lo dico un po’ provocatoriamente per sottolineare che è un successo comunque se consideriamo quali erano, fino a qualche giorno fa, le posizioni di Kagame e di Kabila, che non volevano neanche parlarsi. Mai come in questo caso, dunque, il risultato è aperto. Tuttavia, se i soggetti convocati fanno ciascuno la loro parte, possiamo forse intravedere uno spiraglio per una pace più duratura, o per l’inizio di un percorso di pace più duraturo del cessate-il-fuoco unilaterale proclamato da Nkunda. Quindi, dovremo seguire con molta attenzione quello che succederà nei prossimi giorni.
 
Pakistan
È salito a nove morti il bilancio dell'attentato compiuto questa mattina a Bajaur, nel Pakistan nordoccidentale. Lo riferisce la televisione Geo News. Al momento dello scoppio, era in corso una jirga, una riunione di anziani, della tribù dei Salarzai. I feriti, 40 di cui 15 in gravi condizioni, sono stati trasportati all'ospedale di Khar, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza. I Salarzai, come molte altre tribù, combattono al fianco dell'esercito pakistano contro i talebani legati ad Al Qaida. In mattinata, sempre nel nordovest del Paese, non lontano dalla zona di Bajaur, aerei dell'esercito di Islamabad hanno bombardato postazioni talebane a Chaharmang, Nawagai e Mamond, facendo vittime.

Iraq
Almeno tre persone sono rimaste uccise, tra cui due membri dei Sahwa, ovvero le milizie anti-al Qaida, e altre 12 sono rimaste ferite stamani in seguito all'esplosione di quattro ordigni in diverse zone di Baghdad. Due bombe, hanno riferito fonti di polizia, sono esplose in rapida successione sulla via Shaikh Umar, nel centro di Baghdad, ad un posto di blocco delle milizie Sahwa, causando la morte di due miliziani e il ferimento di altri tre e di due passanti. Un terzo ordigno è esploso nei pressi della Moschea al Kailany, sempre nel centro della capitale, provocando la morte di un civile e il ferimento di altri quattro. Il quarto ordigno, collocato sotto un'auto civile, è esploso nella parte est di Baghdad, nella piazza al Hamza a Sadr City, provocando il ferimento di tre civili.

Afghanistan
Almeno sette civili afghani sono stati uccisi ieri sera da un attacco aereo delle forze della coalizione su di un villaggio nel nordovest del Paese, secondo quanto riferito dalle autorità del Paese. L’attacco è avvenuto dopo che un convoglio di militari afghani e internazionali era stato attaccato da ribelli taleban nel distretto di Ghormach della provincia di Baghdis. Il capo del distretto ha riferito che sette civili e 15 insorti sono morti nel raid, ma il capo del consiglio provinciale ha detto che gli abitanti del villaggio gli hanno parlato di trenta morti. Un portavoce delle forze USA ha detto di non avere notizie della presenza di civili e di aver avviato accertamenti. Ieri mattina, inoltre, secondo l'esercito francese, tre civili afghani, fra i quali un bambino, sono rimasti uccisi da un razzo lanciato contro un campo della NATO alla periferia di Kabul. Il razzo è finito su di una casa a 600 metri dal campo.

Medio Oriente
Continua la tensione in Medio Oriente. Oggi due razzi Qassam sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza colpendo il territorio del Neghev occidentale. Secondo la radio israeliana non si ci sono state vittime. Ieri, sei miliziani di Hamas sono stati uccisi, a poca distanza dal confine, nel corso di un'operazione militare condotta da reparti speciali dello Stato ebraico. Hamas ha reagito sparando oltre una trentina di razzi contro il territorio israeliano, senza peraltro causare vittime. Per un quadro della situazione nell'area, Gabriella Ceraso ha raggiunto telefonicamente a Gaza Lino Zambrano della ONG CRIC-Centro regionale di intervento per la cooperazione: RealAudioMP3

R. - Si è temuto per la rottura della tregua che va avanti da diversi mesi, però, almeno qui a Gaza, sembra che sia Hamas che Israele confermino che la tregua va avanti e che questo sia stato solo un episodio.
 
D. - Qual è la condizione della popolazione?
 
R. - La popolazione vive questa situazione di chiusura. Da qualche mese sono stati aperti i valichi, qualcosa in più entra, soprattutto alimenti. Ciò che manca spesso sono i medicinali e quei materiali che possono servire anche nella vita quotidiana. Manca spesso il latte, è tornato il black-out dell’elettricità in alcune ore della giornata.
 
D. - È trascorso quasi un anno dal vertice di Annapolis in America. Hai notato dei miglioramenti?
 
R. - Devo dire la verità, no. La gente spera innanzitutto in un riavvicinamento tra le fazioni palestinesi - sono in corso anche dei colloqui – però non c’è molta speranza nell’immediato.  
Ossezia del Nord
Sono almeno dieci le vittime dell’esplosione di un pulmino avvenuta questa mattina nel capoluogo della regione russa dell'Ossezia del Nord. L’attentato ha colpito il centro della capitale, nelle vicinanze di un mercato. Al momento, non si conosce l’origine dell’attentato né l’identità delle vittime. Già nel 2004, nella zona del Caucaso russo si sono verificati attentati di matrice islamica: oltre 300 persone, in maggioranza bambini, rimasero uccise a Beslan per un attacco terroristico diretto ad una scuola.

Fondo Monetario Internazionale e Ucraina
Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha dato il via libera al prestito di 16,4 miliardi di dollari in favore dell'Ucraina, allo scopo di aiutare il Paese a superare le difficoltà generate dalla crisi finanziaria mondiale. L'approvazione da parte del Comitato esecutivo, si legge in una nota, ha permesso lo sblocco di una prima tranche di 4,5 miliardi di dollari, pochi giorni dopo l'adozione da parte del parlamento ucraino di uno schema di salvataggio economico richiesto proprio dall'FMI. Il piano prevede un fondo di stabilizzazione finanziato da entrate generate da privatizzazioni, una migliore protezione dei depositi bancari delle persone fisiche, l'acquisizione da parte dello Stato di quote di banche in difficoltà e una maggiore disciplina di bilancio.

Rapporti Corea del Sud e Corea del Nord
Il governo sudcoreano ha rinnovato oggi l'appello, ripetuto più volte in passato, affinchè le associazioni di difesa dei diritti civili del Paese pongano fine alla campagna contro Pyongyang, interrompendo l'invio di volantini anti-nordcoreani nella zona smilitarizzata al confine tra le due Coree. “È una condotta assolutamente riprovevole di cui chiediamo lo stop immediato”, ha dichiarato a Seul il portavoce del Ministero per l'unificazione, Kim Ho Nyoun, secondo il quale la diffusione di tali volantini è un “fatto non desiderabile, anche in considerazione dello stato attuale dei rapporti tra Nord e Sud”. L'appello del governo di Seul arriva sulla scia dell'ultima campagna contro Pyongyang organizzata da alcune associazioni sudcoreane, che ieri hanno inviato in Corea del Nord circa 100 mila volantini tramite grandi palloni aerostatici che hanno oltrepassato la linea di confine. Il mese scorso, la Corea del Nord aveva minacciato la chiusura di ogni relazione bilaterale con il Sud, con l'avvertimento di una possibile “punizione decisiva e senza pieta”', nel caso in cui il governo conservatore guidato dal presidente Lee Myung-bak avesse continuato la politica della linea dura nei confronti del regime stalinista.

Cina-Taiwan
Dopo gli accordi economici firmati la scorsa settimana, per la prima volta dal 1949, anno di proclamazione d’indipendenza dell’isola, un leader di Taiwan ha incontrato un alto rappresentante di Pechino. Il colloquio tra il presidente taiwanese, Ma Ying-jeou, e Chen Yunlin, è stato spostato di cinque ore per evitare le proteste dei gruppi filoindipendentisti di Taiwan. Fonti giornalistiche riferiscono che la riunione, sebbene durata pochi minuti, sia stata l’occasione per ratificare ulteriori accordi. L'incontro, ha commentato il presidente Ma "costituisce un grosso passo avanti per le relazioni attraverso lo stretto" di Taiwan e "contribuirà alla stabilità ed alla prosperità”. È importante, ha aggiunto, che "in futuro le parti guardino alla realtà e non neghino l'esistenza dell'altra, al fine di promuovere il benessere e la pace”.

Cina, Taiwan e crisi finanziaria
Taiwan e crisi finanziaria sono i problemi che Pechino considera prioritari per lo sviluppo delle relazioni tra la Cina e il presidente eletto degli USA, Barack Obama. Lo ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang, in una conferenza stampa a Pechino sul prossimo viaggio del presidente Hu Jintao a Washington, dove prenderà parte il 15 novembre alla riunione del G20 dedicato alla riforma del sistema monetario internazionale. Pechino, ha aggiunto, “attribuisce la massima importanza” alle relazioni con gli USA e “farà di tutto per facilitare” il passaggio delle consegne tra l'amministrazione del presidente Bush e quella di Obama. Il portavoce ha detto che per Pechino il problema bilaterale più delicato è quello di Taiwan, l'isola di fatto indipendente dal 1949, che Pechino rivendica. Gli USA riconoscono una sola Cina, quella di Pechino, ma mantengono buone relazioni con Taiwan. Per quanto riguarda la discussione del G20, che comprende sia Paesi emergenti che Paesi industrializzati, il viceministro degli Esteri, He Yafei, presente alla conferenza, ha detto che la Cina ritiene che i Paesi industrializzati debbano essere maggiormente rappresentanti nelle istituzioni finanziarie internazionali. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 311
 
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