Giornata internazionale contro lo sfruttamento dell'ambiente durante i conflitti
Si celebra oggi la “Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento
dell’ambiente in situazioni di guerra e di conflitto armato”. Dai Balcani all’Afghanistan,
dal Libano al Sudan, le Nazioni Unite stanno studiando gli impatti sull’ambiente causati
dai conflitti mondiali. “I danni al territorio e il crollo delle istituzioni stanno
minacciando la sicurezza e la salute umana”. E’ quanto sottolinea, nel suo messaggio,
il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon. Al microfono di Federica
Andolfi, la riflessione di Sergio Marelli, presidente dell’associazione
delle ONG italiane, sul significato della giornata:
R. – Sicuramente
è l’occasione per richiamare l'attenzione su una situazione che se non sarà oggetto
di politiche più responsabili, condurrà ad un futuro di insostenibilità ed invivibilità
per tutti. D. – Qual è il contenuto e che tipo di strumento
legislativo rappresenta il primo protocollo della convenzione di Ginevra, relativo
allo sfruttamento ambientale? R. – Come tutte le convenzioni
internazionali, penso che debbano restare dei pilastri vincolanti per tutti coloro
i quali sono chiamati a prendere delle decisioni e ad assumere delle politiche che,
appunto, tengano conto che le risorse naturali sono un bene comune, debbano essere
utilizzate con parsimonia, senza sacrificare all’interesse immediato la possibilità
di poterne godere anche in futuro. D. – L’utilizzo irrazionale
del territorio cosa comporta in termini d’impatto ambientale? R.
– Penso che sia la chiave con la quale individuare poi delle soluzioni concrete. Per
questo noi continuiamo a sostenere l’incentivazione di quelle piccole aziende molto
spesso a dimensione familiare: se adeguatamente sostenute, penso che siano un primo
grande baluardo per non consegnare questi territori al degrado. D.
– Quali conseguenze subiscono le popolazioni locali? R. – Lo
sfruttamento indiscriminato delle risorse, che spesso peraltro avviene addirittura
con l’aggravante della violazione dei diritti umani delle popolazioni che vivono in
questi territori. Questa logica del profitto è anche disponibile, in molti casi,
a calpestare la dignità della vita delle persone. D. – I proventi
ottenuti sfruttando le risorse naturali sono serviti in alcuni casi a finanziare la
guerra? R. – L’accaparramento dei giacimenti e delle miniere
e delle risorse naturali sono quasi sempre le cause stesse o la causa principale di
molti conflitti. Ancora oggi stiamo drammaticamente assistendo a questo rigurgito
della logica della guerra nelle regioni dei Grandi Laghi, in particolare nella regione
di Goma, nella Repubblica democratica del Congo. Ciò dimostra che, alla fine, pur
mascherate da guerre per ragioni tribali e motivi etnici sono delle guerre che servono
per accaparrarsi proprio questi enormi tesori che sono nei sottosuoli, costituiti
dalle risorse minerarie, dalle risorse petrolifere e dalle risorse energetiche.