Un appello per la pace nel Kivu, Repubblica democratica del Congo, con alcune indicazioni
politiche per andare oltre l’emergenza umanitaria, è stato lanciato da “Chiama l’Africa”,
Beati i costruttori di pace, Commissione giustizia e pace degli istituti missionari,
Gruppo Pace per il Congo e CIPSI. Nel messaggio i firmatari ricordano che “centinaia
di migliaia di profughi vanno ad aggiungersi al milione di persone già censite come
sfollati dalle agenzie umanitarie” e che resta “il problema politico delle cause di
questa nuova guerra e dei problemi lasciati irrisolti, nonostante le elezioni e i
tanti accordi non rispettati firmati dalle parti in causa”. Nel Nord Kivu, informa
l’Unicef, circa il 60% degli sfollati è costituito da bambini e si acuisce la piaga
dei bambini soldato, reclutati per combattere. All’ONU i missionari e le organizzazioni
firmatari dell’appello chiedono che si faccia pressione per il rispetto gli accordi
e la protezione dei civili, e per unificare le regole d’ingaggio dei contingenti delle
Nazioni Unite, ma nel messaggio non mancano motivi di speranza: “nonostante questi
problemi irrisolti e la grande delusione dopo le elezioni – si legge - la gran parte
della popolazione ha ancora la volontà di costruire una convivenza pacifica, uscendo
definitivamente dalla guerra”. E per dare sostegno ai consacrati e alle consacrate
che si trovano nelle zone di conflitto, nell’est della Repubblica Democratica del
Congo, un messaggio congiunto è stato inviato, dall’Unione delle superiori maggiori
del Congo e dall’Assemblea dei superiori maggiori del Congo. Citando l’Enciclica Spe
Salvi di Benedetto XVI, il messaggio ricorda ai religiosi che ‘La vera, la grande
speranza dell’uomo, che resiste malgrado tutte le disillusioni, può essere soltanto
Dio, il Dio che ci ha amati e che ci ama ogni giorno”. (C.D.L.)