2008-11-05 15:23:12

Bandire le cluster bombs: l'appello della Campagna italiana contro le mine


Mettere al bando le bombe a grappolo così come è stato per l’uso delle mine antiuomo. E’ la sfida lanciata dal convegno “Dalle mine antipersona alle cluster bombs: l’impatto sulle popolazioni civili e i loro diritti” che si è svolto ieri a Roma. Il convegno promosso dalla Campagna italiana contro le mine e dalla Fondazione don Carlo Gnocchi ha ribadito l’importanza di un’azione globale per ridurre gli armamenti, precisando che sono circa 110 milioni le mine terrestri che giacciono inesplose nel mondo. Massimiliano Menichetti.RealAudioMP3

Venti milioni di persone ogni anno muoiono o rimangono mutilate a causa delle mine antiuomo, si stima un’esplosione ogni 20 minuti, l’85% sono civili, circa 3000 bambini. Tra i Paesi maggiormente interessati ci sono Eritrea, Etiopia, Kosovo, Iraq, Mozambico Somalia e Sudan. La Conferenza di Palazzo Marini a Roma ha fatto il punto della situazione chiedendo maggior impegno ai governi per lo sminamento e più aiuti per chi è stato devastato dagli ordigni, molti dei quali bambini. Ma se le mine oggi di fatto sono state bandite, l’urgenza ora è anche per le bombe a grappolo, le cluster bombs, ovvero piccoli ordigni contenuti in una bomba più grande che una volta sganciata si apre disseminando a pioggia il suo micidiale contenuto di morte. Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana Contro le Mine:

 
“Oggi ci sono 28 Paesi contaminati dalle cluster bombs, con le mine invece eravamo arrivati a 90 Paesi”.

 
Ordigni che in gran parte, spesso quasi il 50%, rimangono inesplosi. Oggetti di morte silenti che come le mine sono pronti ad attivarsi al passaggio di un aratro, un trattore o per una mano che li raggiunge un piede che li calpesta e così strappano arti, inghiottono vite. Armi usate largamente in Laos dove il territorio a 30 anni dalla guerra in Vietnam è ancora inaccessibile, ma anche in Iraq, Kosovo dove si calcola che ci siano 290 mila sub-ordigni inesplosi o in Libano dove nel 2006 Israele ha lanciato 4 milioni di cluster bombs per sconfiggere Hezbollah. Ancora Schiavello:

 
“Queste armi studiate per colpire militari o obiettivi militari, in realtà poi finivano per uccidere soprattutto donne, anziani, bambini”.

 
L’attenzione della comunità internazionale guarda al 3 dicembre prossimo a Olso dove si terrà la firma della Convenzione sulle cluster bombs, circa 110 le Nazioni coinvolte. Mancano però all’appello Paesi produttori ed utilizzatori come Stati Uniti, Cina, Russia, Israele o India. Ancora Schiavello:

 
“I Paesi che non firmeranno saranno i Paesi che in qualche modo sono rimasti fuori da questo processo. Bisogna, però, anche considerare il fatto che, come è successo con le mine antipersona, 156 Paesi hanno firmato, e questo ha voluto dire stigmatizzare l’uso di quelle armi, per cui anche i Paesi che le hanno tendono a non usarle”.







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