Attesa oggi in Uruguay per il voto della Camera sulla depenalizzazione dell’aborto.
In caso di "sì", il presidente Vázquez porrà il veto
I votanti sono 99, di cui 52 appartengono alla coalizione di centro-sinistra (Fronte
ampio) che sostiene il Presidente, ma tre hanno già dichiarato che voteranno contro.
Due partiti dell’opposizione, “Blanco” e Indipendente, hanno annunciato un voto contrario
in blocco. Un terzo partito all’opposizione, “Colorado”, appare diviso: gran parte
dei suoi parlamentari voteranno “no”, ma due hanno annunciato il loro “sì”. Con questi
voti il progetto ha buone possibilità di essere approvato, quorum permettendo. Le
polemiche e contrapposizioni come è ovvio sono state molto forti seppure sempre all’interno
di una cornice di rispetto e dialogo. Ieri, i sostenitori dell’aborto ma anche i contrari,
hanno organizzato le loro ultime manifestazioni di piazza. Da un lato il “Tavolo per
il coordinamento nazionale pro-Vita” e dall’altra l’associazione “Donna e salute riproduttiva
in Uruguay”. L’intenzione degli organizzatori era la medesima che ha animato il dibattito
di questi mesi, soprattutto a partire dell’approvazione dell’aborto entro la 12.ma
settimana da parte del Senato lo scorso 17 ottobre: far pesare sui parlamentari la
mobilitazione sociale e dunque quella elettorale. I vescovi uruguayani da molto tempo,
con gesti e documenti, sono in prima linea nella difesa della vita e della dignità
della donna. Recentemente, presso il santuario della Madonna “de los Trenta y Tres”,
la cui festa si celebra domenica prossima con il tradizionale pellegrinaggio nazionale,
hanno concelebrato in difesa della vita. Precedentemente i vescovi (28 aprile), insieme
con numerose associazione cattoliche, e tutte le altre confessioni cristiane uruguayane,
in una lettera aperta al Presidente Tabaré Vázquez avevano proposto un insieme di
misure “destinate a proteggere la vita e non ad eliminarla in nome di una pretesa
libertà che non solo appare incostituzionale ma anche contraria a qualsiasi principio
etico”. “Non è possibile tutelare la donna senza tutelare il figlio e ovviamente non
si può difendere il figlio senza difendere la madre”, si legge nel documento. I firmatari
propongono al posto della cosiddetta “legge per la salute riproduttiva” un'altra norma
per “la protezione della donna incinta”. Fra le misure proposte la punizione “di coloro
che promuovono l’aborto per accrescere il mercato dei loro prodotti abortivi”, mezzi,
risorse e centri specializzati “per assistere la gravidanza e le donne”, una migliore
legislazione “per quanto riguarda le adozione, comprese quelle a distanza”, e soprattutto
il potenziamento con ogni mezzo adeguato “della cultura della vita”, per “aumentare
la coscienza collettiva sull’importanza e natura ultima della vita umana, del suo
valore e della sua trascendenza”. Mons. Carlos María Collazzi Irazábal, presidente
della Conferenza episcopale dell’Uruguay, vescovo di Mercedes, qualche giorno fa ha
precisato: "Nel Parlamento sono stati presentati vari progetti di legge. La discussione
sulla difesa della dignità umana sta entrando nel vivo. Confidiamo che alcune di queste
leggi non vengano approvate. Abbiamo fiducia nella parola che ha dato il presidente
della Repubblica, assicurandoci che la legge di depenalizzazione dell'aborto non si
farà. C'è un impegno pubblico manifestato dal capo dello Stato, il quale, nel caso
dell'approvazione di una legge del genere, applicherà il suo veto presidenziale. E
lo farà in qualità di medico, in qualità di professionista che ha compreso l'origine
e il valore della vita di ogni essere umano”. (A cura di Luis Badilla)