Grave preoccupazione per i recenti tagli al budget dell'educazione che colpiscono
i più deboli nella società come i figli di famiglie povere, di nomadi e di immigrati.
È quanto emerge da un comunicato pubblicato dalla commissione per l'educazione della
Conferenza episcopale irlandese e dall'ufficio educazione della "Conference of Religious
of Ireland" che rappresenta diversi ordini religiosi nel quale vengono criticati i
tagli del governo irlandese. A preoccupare vescovi e ordini religiosi è la decisione
di abolire lo schema che garantisce libri alle scuole più in difficoltà, la riduzione
della metà del fondo di sostegno ai figli di nomadi che verrà garantito soltanto alle
scuole più svantaggiate e un limite posto al numero di insegnanti di sostegno di inglese
che andrà a colpire i più vulnerabili ovvero i nuovi scolari appena arrivati che non
parlano inglese. I vescovi fanno notare che questi tagli tolgono loro la possibilità
di avere un futuro alla pari degli altri scolari e sottolineano che il sistema educativo
irlandese riceve già meno fondi dal governo di quasi qualsiasi altro membro della
Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo, con soltanto due paesi,
la Grecia e la Slovacchia che investono meno nell'educazione dell'Irlanda. "Chiediamo
al governo di rivedere questo budget", scrivono i vescovi e i responsabili degli ordini
religiosi, "pensando che è il modo in cui trattiamo i più deboli che definisce la
nostra società". (R.P.)