Indonesia: Forum dei liturgisti asiatici propone l'inculturazione del rito del matrimonio
in Asia
Promuovere l’inculturazione del rito cattolico del matrimonio in Asia, valendosi delle
possibilità offerte dalla seconda edizione tipica dell’Ordo Celebrandi Matrimonium.
Con questa indicazione si è concluso a Yogyakarta, in Indonesia, il 18° Forum asiatico
sulla liturgia. All’incontro hanno partecipato 65 liturgisti da sette Paesi del Sud-est
asiatico e alcuni osservatori dall’Australia e Taiwan che hanno discusso di come rendere
più comprensibile e vicino alla sensibilità dei fedeli asiatici il rito cattolico
della celebrazione del matrimonio. Nel documento finale le Chiese in Asia vengono
esortate “a intraprendere il lavoro di inculturazione del rito del matrimonio avvalendosi
delle opzioni e possibilità offerte dalla seconda edizione tipica del nuovo rituale
del matrimonio” pubblicata nel 1991 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti. “Questo lavoro – premette il documento – dovrebbe essere fondato sulla
teologia del matrimonio cristiano, con un’attenzione particolare alla sua natura sacramentale
che esprime l’amore di Cristo per la Chiesa, all’uguaglianza e responsabilità reciproca
dei coniugi e al compito della Chiesa di difendere e promuovere la santità e l’indissolubilità
dell’unione matrimoniale”. I Praenotanda del Rito del Matrimonio – evidenzia quindi
il testo - dovrebbero essere attentamente studiati e i testi e i simboli di questa
seconda edizione “esaminati nei loro contesti dottrinali, storici e culturali”. Due
le ipotesi proposte dal Forum per realizzare questa inculturazione: la prima prevede
“l’uso di un’equivalenza dinamica attraverso la quale i formulari e i simboli romani
siano riespressi nei corrispondenti costumi locali rivestiti di un significato cristiano”.
Nella seconda ipotesi si propone la preparazione di un rito completamente nuovo del
matrimonio basato sui riti tradizionali locali. Perché il nuovo rito abbia un carattere
autenticamente cristiano, il documento raccomanda “che la Parola di Dio sia parte
integrante della celebrazione”. Questo lavoro di inculturazione dovrebbe essere inoltre
preparato “da un’adeguata catechesi sul sacramento del matrimonio e da programmi specifici
per promuovere la creatività e le tradizioni locali, purificati da pratiche superstiziose
e integrati nella liturgia”. A questo scopo, il Forum ha raccomandato il coinvolgimento
di liturgisti che abbiano una approfondita conoscenza delle lingue e degli usi e costumi
locali. Le loro conclusioni dovrebbero essere approvate dalle rispettive Conferenze
episcopali e sottoposte quindi all’esame della Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti o di quella per l’Evangelizzazione dei Popoli. (L.Z.)