India: dal Congresso Missionario del Gujarat l'impegno a testimoniare la fede nella
sofferenza
“Il Congresso Missionario del Gujarat è stato un momento molto significativo che ci
ha permesso di guardare al nostro passato e di programmare il futuro della missione”:
lo ha detto all’agenzia Fides mons. Thomas Macwan, vescovo di Ahmedabad, capitale
del Gujarat, che ha ospitato dal 30 ottobre al 1° novembre il Congresso Missionario
dello Stato dell'India occidentale. Il vescovo spiega che “siamo partiti dal constatare
che in 115 anni di evangelizzazione, la Chiesa in Gujarat è cresciuta fino a 185mila
fedeli. Lo Spirito ha operato attraverso i primi missionari giunti dall’India, dalla
Germania e dalla Spagna: nel 1893 i primi 18 abitanti della regione accettarono il
Cristo come Salvatore e ricevettero il battesimo. Da allora la Chiesa locale si è
sviluppata nella fede e nell’organizzazione, nelle sue comunità e istituzioni. Oggi,
anche se siamo una esigua minoranza rispetto alla popolazione complessiva dello Stato
(oltre 50 milioni di persone), siamo come l’immagine evangelica della lampada che
illumina, del sale nella terra e del lievito nella massa. Per anni i cristiani sono
stati discriminati e oppressi dai cittadini delle caste più alte. Oggi abbiamo un
buon numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, che ci infondono speranza
per il futuro. Questa crescita è stata possibile perché la gente del luogo ha conosciuto
e accettato Cristo”. Il vescovo ha sottolineato che il Congresso ha dedicato sessioni
di lavoro e dibattiti alla drammatica persecuzione che subiscono molte comunità cristiane
in India, attualmente in Orissa e in altri Stati della Federazione. Anche in Gujarat
sono diffusi i gruppi radicali indù che in passato hanno compiuto atti di estrema
violenza contro i cristiani e contro altre minoranze religiose: “L’assemblea delegati
al Congresso ha confermato la volontà e l’impegno di testimoniare la fede nella sofferenza,
appoggiando la campagna per il riconoscimento dei diritti individuali e della libertà
di coscienza e di conversione per tutti i cittadini indiani, qualunque religione professino”.
(R.P.)