Il cardinale Sandri in India dal 5 all'11 novembre per partecipare ai festeggiamenti
per la proclamazione della prima Santa indiana
Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali,
si recherà in India dal 5 all'11 novembre per partecipare ai festeggiamenti della
comunità cristiana del Paese per la proclamazione, il 12 ottobre scorso, della prima
Santa indiana: si tratta della religiosa clarissa Alfonsa dell'Immacolata Concezione,
morta a soli 36 anni nel 1946 dopo una vita di grandi sofferenze. "Sento che il Signore
- diceva Sant'Alfonsa - mi ha destinata ad essere un sacrificio di sofferenza. Il
giorno in cui non ho sofferto è un giorno perduto per me". Ma asoltiamo il cardinale
Leonardo Sandri, intervistato a pochi giorni dalla partenza da Romilda Ferrauto:
R.
– Per me è una grande gioia unirmi ai festeggiamenti locali che avranno luogo a Ernakulam
e nella zona dell'arcidiocesi, per celebrare questa nuova santa nel suo luogo d’origine.
E’ quindi una grande festa per l’India, ma in particolare per la Chiesa siro-malabarese
è una grande gioia avere dato all’India la prima santa, esempio di vita spirituale
– senz’altro – ma soprattutto di vita di amore e di carità verso i poveri. E’ un segno,
anche, della vitalità, della ricchezza prorompente della Chiesa siro-malabarese, non
soltanto per il numero delle vocazioni sacerdotali, religiose e di vita consacrata,
sia maschili che femminili, ma anche per l'impegno e la testimonianza di laici e di
laiche. La nuova santa indiana è il segno di questa crescita. D.
– Una crescita che si manifesta anche con delle istituzioni molto prestigiose, le
scuole, l’educazione: la Chiesa è molto presente anche nella società locale … R.
– Certo, le congregazioni religiose femminili e maschili operano in tutti quegli ambiti
che si occupano di promozione umana, religiosa e dell'educazione. La scuola cattolica
è aperta a tutti, specialmente ai più bisognosi: la scuola cattolica offre questo
servizio anche agli appartenenti a tutte le altre religioni ed è esempio di convivenza
che dovrebbe essere modello di vita in questo Paese, l’India, così segnato da grandi
personalità che si sono distinte nell’impegno per la pace, per l’intesa tra gli uomini,
per il dialogo, per il servizio ai più poveri. D. – Purtroppo,
eminenza, nessuno ignora che questa convivenza, questo dialogo, in questo momento
sono messi a dura prova: soprattutto i cristiani soffrono. Lei con quale spirito si
reca in India e cosa spera che la sua presenza possa portare? R.
– Mi hanno spiegato che nella zona del Kerala la convivenza respinge la violenza.
Purtroppo, in altre regioni dell’India i cristiani hanno sofferto persecuzioni, le
loro case sono state bruciate e sono stati uccisi, anche, per il solo fatto di essere
cristiani. Noi deploriamo questa violenza e speriamo che la grande anima indiana,
che è un’anima di convivenza pacifica tra tutte le religioni, superi questo momento,
che sia abbandonata ogni persecuzione, che siano rispettati i diritti della persona
umana, soprattutto il diritto alla libertà religiosa; e che queste morti, il sacrificio
di questi cristiani, siano per la Chiesa in India uno sprone per una dedizione ancora
maggiore al servizio alla nazione, al servizio di tutti gli indiani, pur essendo stata
essa vittima di ingiustizia. La Chiesa prega, è vicina alle vittime, è vicina ai cristiani
perseguitati insieme con il Papa, con Benedetto XVI. Io spero di portare con la mia
persona un messaggio di amicizia, di grande cordialità verso tutti, nella speranza
che questi episodi possano essere superati e che tutti sappiano che i cristiani non
vogliono soltanto vivere la loro fede cristiana, la loro fede cattolica, ma vogliono
anche contribuire al progresso e al benessere di tutta la nazione.