2008-11-01 11:15:49

Festival del film di Roma: premiati “Resolution 819”, sulla strage di Srebrenica, e "Opium War" dell'afghano Barmak


La terza edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha premiato ieri con il Marco Aurelio d'Oro del pubblico il film di Marco Battiato “Resolution 819”, sulla strage di Srebrenica, con le musiche di Ennio Morricone. La critica ha scelto invece "Opium War" del regista afghano Barmak. Ha seguito il festival il critico cinematografico Nicola Falcinella: Giada Aquilino gli ha chiesto di parlarci del film di Battiato:RealAudioMP3

R. – Di fatto, è il primo film di finzione che si fa sul massacro di Srebrenica del luglio 1995, verso la fine della guerra di Bosnia. L’ha girato Giacomo Battiato da una sceneggiatura francese: è una produzione franco-polacco-italiana e l’interprete è Bénoît Magimel, che interpreta un personaggio vero di un poliziotto francese che chiede di andare volontario prima alla Corte di Giustizia dell’Aja, il Tribunale da poco insediato, e poi in Bosnia, dove scoprì subito il massacro e lottò a lungo per poter provare il massacro, per potere affermare il massacro quando ancora non se ne sapeva molto. Poi, lavorò per anni a raccogliere le prove, a cercare le fosse comuni, a raccogliere le testimonianze delle donne e dei sopravvissuti … Insomma, è una fiction televisiva ma di quelle vecchio stampo, di quelle fatte bene, non di quelle che circolano ora, che ha delle scene di grandissimo impatto emotivo: come quando vengono estratte le salme dalle fosse, mentre si cerca di dare un’identità ai corpi, perché bisogna ricordare che delle oltre 8 mila persone, scomparse, uccise in quei giorni del luglio ’95, poco più di 4 mila hanno un nome e se ne sono identificati i resti …

 
D. – Cosa sta a significare “Resolution 819”?

 
R. – E' il nome della Risoluzione delle Nazioni Unite che garantiva, assicurava la protezione degli abitanti di Srebrenica, come del resto l’altra Risoluzione che garantiva quella di Gorazde e alte risoluzioni analoghe. Però, poi, i militari serbo-bosniaci del generale Mladic ebbero la possibilità di deportare gli uomini e di ucciderli mentre attraversavano i boschi intorno a Srebrenica.







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