Crisi finanziaria causata dai Paesi ricchi e pagata dai poveri: la denuncia di mons.
Migliore all'ONU
Un profitto sfrenato e una ricerca del guadagno senza scrupoli e ad ogni costo hanno
fatto dimenticare le più basilari regole etiche degli affari. Sono parole dell'osservatore
parmanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l'arcivescovo Celestino Migliore,
intervenuto nel dibattito dedicato alla crisi finanziaria nell’ambito della 63.ma
sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. Il servizio di Fausta Speranza:
“Governi
e istituzioni che rigorosamente moltiplicano le regole che riguardano i consumatori
sono sbadati quando si tratta di conservare lo stesso rigore a livelli più alti dell’economia”.
Mons. Migliore non usa mezzi termini nel raccomandare che di fronte alla crisi attuale
dell’economia globale, non ci si fermi a parole di deplorazione o di rammarico per
i costi subiti dai Paesi poveri ma ci si impegni a “raggiungere modi e mezzi per evitare
simili crisi in futuro”. L’osservatore permanente della Santa Sede all’ONU aggiunge
che anche per quanto riguarda i Paesi poveri ci sono due pesi e due misure: tutti
i condizionamenti pretesi per i Paesi in via di sviluppo vengono dimenticati per le
economie sviluppate. Eppure – sottolinea – il tracollo delle economie forti viene
pagato da quelle più deboli. Mons. Migliore invita a considerare il bene comune e
il concetto di solidarietà che – spiega – deve essere considerato a livello nazionale
e globale e anche tra le generazioni. E poi parla espressamente del prestito come
di “un’attività sociale necessaria” per poi affermare però che quando c’è il rischio
reale che mai un debito possa essere restituito, i risparmiatori vengono truffati
e i debitori diventano veri complici di furto. C’è bisogno – dice mons. Migliore –
di restituire credibilità e autenticità all’attività di prestito, che deve essere
una parte della catena produttiva di beni e servizi e non un’attività indipendente.
E mons. Migliore chiama a riflettere sulla recente e positiva esperienza del microcredito,
che dimostra il paradosso: coloro che davano meno garanzie per ricevere prestiti sono
di gran lunga più seri e affidabili debitori. In ultimo parole di richiamo per tutti
perché vengano ripensati valori e stili di vita: un consumismo crescente e incontrollato
che non contempla risparmi e capitali produttivi è economicamente insostenibile. Lo
è – spiega l’osservatore permanente della Santa Sede all’ONU – anche per quanto riguarda
l’ambiente e la dignità dell’uomo, creatura razionale.