Benedetto XVI alla Pontificia Accademia delle Scienze: il cosmo non è un caos, ma
un ordine fondato dal Creatore che la scienza può progressivamente indagare
Il cosmo non è un sistema caotico bensì ordinato ed è possibile “leggere”, nelle sue
regole interne, la presenza di un Creatore, grazie anche al contributo e al continuo
sviluppo delle scienze. E’ il pensiero di sintesi con il quale Benedetto XVI si è
rivolto stamattina ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle
Scienze, riunita da oggi in Vaticano, e fino al 4 novembre, per discutere degli ultimi
apporti della ricerca scientifica sulle origini e l’evoluzione dell’universo, della
materia e della vita. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Affermare
che la fondazione del cosmo e il suo sviluppo siano frutto della “provvidenziale sapienza”
di un Creatore non vuol dire che la creazione ha a che fare solo con l'inizio della
storia del mondo e della vita. Essa implica che il Creatore “origina questi sviluppi”
e li “sostiene continuamente”. E’ uno dei passaggi chiave dell’intenso discorso rivolto
da Benedetto XVI agli scienziati ricevuti in Vaticano. “Approcci scientifici
sull’evoluzione dell’universo e della vita”, tema della plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze, è argomento di grande interesse, ha osservato all’inizio
il Papa, poiché “molti dei nostri contemporanei - ha riconosciuto - oggi riflettono
sull'origine ultima degli esseri viventi, sulla loro causa e la loro fine, e sul significato
della storia umana e dell'universo”: “In questo contesto,
sorgono naturalmente le questioni riguardanti il rapporto tra la lettura scientifica
del mondo e della lettura offerta dalla Rivelazione cristiana. I miei predecessori,
Pio XII e Giovanni Paolo II, hanno osservato che non vi è alcuna opposizione tra la
comprensione della creazione data dalla fede e la prova offerta dalle scienze empiriche”. Se
“nella sua fase iniziale”, ha detto il Pontefice, la filosofia ha proposto un’idea
per così dire “orizzontale” dell'origine del cosmo, basata cioè su uno o più elementi
del mondo materiale, la successiva comprensione metafisica dell’essere in quanto tale
ha portato l’uomo a intuire che il mondo, in quanto “creato”, viene da “Essere” creatore.
Il Papa ha citato in proposito Tommaso d’Aquino, il quale affermò che “la creazione
non è né un movimento né una mutazione. Essa è invece data dal fondamentale e continuo
rapporto che lega la creatura al Creatore, perché egli è la causa di ogni essere e
di ogni divenire”. In un’ottica di fede, dunque, leggere l’evoluzione
- lungi dal considerarla un “caos” - è come “leggere un libro”, secondo un’antica
similitudine cara a molti scienziati, compreso Galileo. Un libro, ha sostenuto Benedetto
XVI, “la cui storia, la cui evoluzione, il cui ‘essere scritto’ ed il cui significato,
noi ‘leggiamo’ in base ai diversi approcci delle scienze”: “Nonostante
gli elementi irrazionali, caotici e distruttivi rilevabili nel lungo processo di cambiamento
nel cosmo, la materia in quanto tale è ‘leggibile’. È una costruzione interna ‘matematica’.
La mente umana può pertanto impegnarsi non solo in una ‘cosmografia’, studiando i
fenomeni misurabili, ma anche in una ‘cosmologia’, cioè discernendo la logica interna
visibile del cosmo”. “Potremmo non essere all’inizio
in grado - ha proseguito il Papa - di cogliere sia l'armonia nel suo complesso sia
nelle relazioni delle singole parti, o il loro rapporto rispetto a tutto l'insieme”.
Eppure, i rapporti che l’uomo nel corso dei secoli ha saputo cogliere e descrivere
- ad esempio, tra microstruttura e macrostruttura nel mondo inorganico, o tra struttura
e funzione in quello organico e animale - e tra conoscenza della verità e l'aspirazione
alla libertà nel mondo spirituale - dimostrano, ha sottolineato Benedetto XVI, che
la ricerca sperimentale e filosofica sa scoprire “gradualmente questi ordini, li percepisce
lavorando per mantenerli in essere, per difendersi dagli squilibri e superare gli
ostacoli”. E proprio grazie alle scienze naturali, ha soggiunto “abbiamo notevolmente
aumentato la nostra comprensione della unicità del posto che occupa l'umanità all’interno
del cosmo. Il Papa ha concluso il suo intervento con queste
parole di Giovanni Paolo II, pronunciate nel 2003: “La verità scientifica, che è
di per sé una partecipazione alla verità divina, può aiutare la filosofia e la teologia
a comprendere ancor più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull'uomo,
una rivelazione che è stata completata e perfezionata in Gesù Cristo”. Tra
i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze figura, fra
gli altri, il prof. Werner Arber, 79.enne biologo svizzero, che esattamente
30 anni fa fu insignito del Premio Nobel per la medicina. Mario Galgano della
redazione tedesca della nostra emittente lo ha intervistato sul nodo del rapporto
tra scienza e fede:
R. - Die
große Mehrheit der Naturwissenschaftler... La maggioranza degli scienziati
è convinta che sia una sciocchezza cercare di provare scientificamente l’esistenza
di Dio. Ciò non viene messo in discussione durante la nostra assemblea plenaria. Ma
vorrei sottolineare come la scienza debba avere un grande rispetto nei confronti della
fede. La fede è una parte importante della vita umana. Scienza e fede sembrano essere
due mondi cosi differenti, ma l’importante è che non ci sia un conflitto tra le due
parti. Quello che vogliamo e dobbiamo sviluppare è la collaborazione reciproca. Questa
collaborazione ha un nome significativo, cioè evoluzione. D.
- Come valuta il lavoro svolto in seno alla Pontificia Accademia delle Scienze? R.
- Ich bin als Nicht-Katholik von der Zusammenarbeit... Io sono uno svizzero
di fede protestante e sono molto soddisfatto della collaborazione con il Vaticano.
Nella nostra Accademia Pontificia ci sono tanti non cattolici. Trovo molto importante
anche il fatto che i membri provengano da tutti i continenti. Un altro punto importante
è il fatto che ci siano tante donne in questa Accademia. Ciò è un segno per la scienza
e dimostra che cerca di essere all’avanguardia nel rapporto con le scienze naturali.