2008-10-31 13:27:32

Benedetto XVI alla Pontificia Accademia delle Scienze: il cosmo non è un caos, ma un ordine fondato dal Creatore che la scienza può progressivamente indagare


Il cosmo non è un sistema caotico bensì ordinato ed è possibile “leggere”, nelle sue regole interne, la presenza di un Creatore, grazie anche al contributo e al continuo sviluppo delle scienze. E’ il pensiero di sintesi con il quale Benedetto XVI si è rivolto stamattina ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, riunita da oggi in Vaticano, e fino al 4 novembre, per discutere degli ultimi apporti della ricerca scientifica sulle origini e l’evoluzione dell’universo, della materia e della vita. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Affermare che la fondazione del cosmo e il suo sviluppo siano frutto della “provvidenziale sapienza” di un Creatore non vuol dire che la creazione ha a che fare solo con l'inizio della storia del mondo e della vita. Essa implica che il Creatore “origina questi sviluppi” e li “sostiene continuamente”. E’ uno dei passaggi chiave dell’intenso discorso rivolto da Benedetto XVI agli scienziati ricevuti in Vaticano. “Approcci scientifici sull’evoluzione dell’universo e della vita”, tema della plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, è argomento di grande interesse, ha osservato all’inizio il Papa, poiché “molti dei nostri contemporanei - ha riconosciuto - oggi riflettono sull'origine ultima degli esseri viventi, sulla loro causa e la loro fine, e sul significato della storia umana e dell'universo”:
 
“In questo contesto, sorgono naturalmente le questioni riguardanti il rapporto tra la lettura scientifica del mondo e della lettura offerta dalla Rivelazione cristiana. I miei predecessori, Pio XII e Giovanni Paolo II, hanno osservato che non vi è alcuna opposizione tra la comprensione della creazione data dalla fede e la prova offerta dalle scienze empiriche”.
 
Se “nella sua fase iniziale”, ha detto il Pontefice, la filosofia ha proposto un’idea per così dire “orizzontale” dell'origine del cosmo, basata cioè su uno o più elementi del mondo materiale, la successiva comprensione metafisica dell’essere in quanto tale ha portato l’uomo a intuire che il mondo, in quanto “creato”, viene da “Essere” creatore. Il Papa ha citato in proposito Tommaso d’Aquino, il quale affermò che “la creazione non è né un movimento né una mutazione. Essa è invece data dal fondamentale e continuo rapporto che lega la creatura al Creatore, perché egli è la causa di ogni essere e di ogni divenire”.
 
In un’ottica di fede, dunque, leggere l’evoluzione - lungi dal considerarla un “caos” - è come “leggere un libro”, secondo un’antica similitudine cara a molti scienziati, compreso Galileo. Un libro, ha sostenuto Benedetto XVI, “la cui storia, la cui evoluzione, il cui ‘essere scritto’ ed il cui significato, noi ‘leggiamo’ in base ai diversi approcci delle scienze”:
 
“Nonostante gli elementi irrazionali, caotici e distruttivi rilevabili nel lungo processo di cambiamento nel cosmo, la materia in quanto tale è ‘leggibile’. È una costruzione interna ‘matematica’. La mente umana può pertanto impegnarsi non solo in una ‘cosmografia’, studiando i fenomeni misurabili, ma anche in una ‘cosmologia’, cioè discernendo la logica interna visibile del cosmo”.
 
“Potremmo non essere all’inizio in grado - ha proseguito il Papa - di cogliere sia l'armonia nel suo complesso sia nelle relazioni delle singole parti, o il loro rapporto rispetto a tutto l'insieme”. Eppure, i rapporti che l’uomo nel corso dei secoli ha saputo cogliere e descrivere - ad esempio, tra microstruttura e macrostruttura nel mondo inorganico, o tra struttura e funzione in quello organico e animale - e tra conoscenza della verità e l'aspirazione alla libertà nel mondo spirituale - dimostrano, ha sottolineato Benedetto XVI, che la ricerca sperimentale e filosofica sa scoprire “gradualmente questi ordini, li percepisce lavorando per mantenerli in essere, per difendersi dagli squilibri e superare gli ostacoli”. E proprio grazie alle scienze naturali, ha soggiunto “abbiamo notevolmente aumentato la nostra comprensione della unicità del posto che occupa l'umanità all’interno del cosmo.
 
Il Papa ha concluso il suo intervento con queste parole di Giovanni Paolo II, pronunciate nel 2003: “La verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla verità divina, può aiutare la filosofia e la teologia a comprendere ancor più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull'uomo, una rivelazione che è stata completata e perfezionata in Gesù Cristo”.
 
Tra i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze figura, fra gli altri, il prof. Werner Arber, 79.enne biologo svizzero, che esattamente 30 anni fa fu insignito del Premio Nobel per la medicina. Mario Galgano della redazione tedesca della nostra emittente lo ha intervistato sul nodo del rapporto tra scienza e fede:RealAudioMP3

R. - Die große Mehrheit der Naturwissenschaftler...
La maggioranza degli scienziati è convinta che sia una sciocchezza cercare di provare scientificamente l’esistenza di Dio. Ciò non viene messo in discussione durante la nostra assemblea plenaria. Ma vorrei sottolineare come la scienza debba avere un grande rispetto nei confronti della fede. La fede è una parte importante della vita umana. Scienza e fede sembrano essere due mondi cosi differenti, ma l’importante è che non ci sia un conflitto tra le due parti. Quello che vogliamo e dobbiamo sviluppare è la collaborazione reciproca. Questa collaborazione ha un nome significativo, cioè evoluzione.
 
D. - Come valuta il lavoro svolto in seno alla Pontificia Accademia delle Scienze?
 
R. - Ich bin als Nicht-Katholik von der Zusammenarbeit...
Io sono uno svizzero di fede protestante e sono molto soddisfatto della collaborazione con il Vaticano. Nella nostra Accademia Pontificia ci sono tanti non cattolici. Trovo molto importante anche il fatto che i membri provengano da tutti i continenti. Un altro punto importante è il fatto che ci siano tante donne in questa Accademia. Ciò è un segno per la scienza e dimostra che cerca di essere all’avanguardia nel rapporto con le scienze naturali.







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