Il cambiamento climatico “è anzitutto una questione etica”. “Per risolvere il problema
ecologico occorre ripensare alcuni modelli organizzativi della società, i nostri stili
di vita ed il nostro sistema di valori”. Ad affermarlo è il Gruppo di esperti istituito
nello scorso mese di gennaio dalla Commissione degli episcopati della Comunità Europea
(COMECE), che ieri pomeriggio ha presentato a Bruxelles il rapporto intitolato “Una
riflessione cristiana sul cambiamento climatico”. Nel documento si sottolinea che
occorrono “una leadership politica forte” ed un dibattito “che potrebbero poggiarsi
sulla teologia cristiana”. Il presidente della COMECE, mons. Adrianus Herman van Luyn,
ha affermato che la “crisi finanziaria e le difficoltà economiche” non possono diventare
un pretesto usato dai Paesi europei “per abbandonare politiche in favore dell’ambiente”.
Gli Stati più poveri - ha aggiunto il presule - “pur non essendo responsabili del
cambiamento climatico in atto, si trovano a pagare le conseguenze di questa irresponsabile
gestione delle risorse”. All’Unione Europea, in particolare, si chiede di essere
“una voce forte” in favore delle generazioni future, che pagheranno “il tributo più
pesante” per il cambiamento climatico. Si deve comprendere – aggiungono gli esperti
della COMECE – che tale fenomeno “non è che uno dei sintomi dell’insostenibilità dello
stile di vita, dei modelli di produzione e di consumo sviluppati nel mondo industrializzato”.
Per questo – si legge nel rapporto ripreso dal SIR – la sfida dell’ecologia richiede
“l’adozione di nuovi stili di vita, meno dipendenti dai beni materiali” e maggiormente
legati a “beni culturali e relazionali”. La Chiesa cattolica e tutte le tradizioni
cristiane – si sottolinea infine nel documento – “sono le più idonee a diffondere
questi cambiamenti”, sia “attraverso proposte concrete”, sia attraverso “l’esempio”.
I cristiani sono chiamati a “prendere le distanze dallo stile di vita centrato sui
consumi” e a sviluppare “una relazione responsabile” con gli spazi in cui vivono:
non si tratta “di rinunciare al desiderio dei beni materiali ma di operare un discernimento
tra l’essenziale ed il superfluo”. (A.L.)