50 anni fa l'elezione di Giovanni XXIII. Il "Papa buono" ricordato da Benedetto XVI
a conclusione della Santa Messa in San Pietro
Ha indicato “la fede in Cristo e l’appartenenza alla Chiesa, quale garanzia di feconda
testimonianza cristiana nel mondo”; “nelle forti contrapposizioni del suo tempo” è
stato “uomo e pastore di pace”, che ha saputo “aprire in Oriente e in Occidente inaspettati
orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”. Con queste parole,
al termine della Messa presieduta ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana dal segretario
di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, Benedetto XVI ha sintetizzato la figura
di Giovanni XXIII nel 50° della sua elezione al soglio di Pietro. Il servizio di Tiziana
Campisi:
Il 28 ottobre
del 1958 veniva eletto Papa Giovanni XXIII. Iniziava così un Pontificato breve, durato
l 28 ottobre del 1958 veniva eletto Papa Giovanni XXIII. Iniziava così un Pontificato
breve, durato solo 5 anni, e che pure seppe rinnovare profondamente la vita della
Chiesa e dei fedeli. Basti pensare a due gesti epocali che portano la firma di Papa
Roncalli: l’indizione del Concilio Vaticano II e la pubblicazione della Pacem in Terris.
Per celebrare questo importante anniversario, oggi pomeriggio alle 17 il cardinale
segeratrio di Stato, Tarcisio Bertone, presiederà una Messa solenne in San Pietro,
alla presenza di circa 3 mila fedeli bergamaschi, ai quali poi Benedetto XVI rivolgerà
un saluto, dopo aver venerato le spoglie di Papa Roncalli. La Messa sarà seguita in
radiocronaca diretta dalla nostra emittente, a partire dalle 16.50. Per tutti, il
Beato Giovanni XXIII è il “Papa buono” sempre pronto ad accostarsi alle sofferenze
del prossimo e a regalare un sorriso a chi è in cerca di affetto. Una bontà, quella
di Angelo Roncalli, non fine a se stessa, ma radicata nella convinzione che senza
la misericordia il messaggio evangelico viene svuotato del suo significato. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
La
gentilezza del cuore al servizio del Vangelo. Quando il 28 ottobre del 1958, il cardinale
Patriarca di Venezia, Angelo Roncalli, viene eletto Pontefice, in molti già conoscono
il carattere umile, la mitezza del pastore nato da una famiglia contadina del bergamasco.
L’umanità sarà proprio il tratto saliente della figura di Giovanni XXIII, lo “stile”
del suo Pontificato, che tutti, credenti e non, impareranno ad amare. Già da giovane
sacerdote, Roncalli aveva ben chiaro il suo metodo di lavoro: “Mettersi a contatto
con tutti” e “non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà”. Un impegno che manterrà
anche una volta eletto alla Cattedra di Pietro e che lo porterà a prendere decisioni
coraggiose e lungimiranti, smentendo così la previsione che lo voleva “Papa di transizione”
a causa della sua età avanzata. Altrettanto sorprendenti sono i gesti compiuti da
Papa Giovanni, che il 26 dicembre del 1958, a due mesi dall’elezione, decide di recarsi
in visita al carcere romano di Regina Coeli. Quasi un’attualizzazione della parabola
evangelica del padre misericordioso che va incontro al figliol prodigo:
“Son
venuto, m’avete veduto, io ho messo i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il cuor
mio vicino al vostro cuore. Questo incontro, siate pur sicuri che resterà profondo
nella mia anima e al principio dell’anno nuovo, direi, del primo anno chiamato del
mio pontificato, io ho ben piacere che sia proprio un’opera di misericordia. A seguito
di queste parole vi do una benedizione che ancora è il segno, il simbolo di quella
che il Signore ci ha dato attraverso il suo sacramento d’amore, e vorrei che fosse
un incoraggiamento per tutti quanti!”.
Un mese dopo, il 25 gennaio 1959,
Giovanni XXIII annuncia l’indizione del Concilio Vaticano II. Evento di portata storica
che, nelle intenzioni del Pontefice, vuole “aggiornare” la Chiesa per renderla capace
di annunciare il Vangelo agli uomini del nostro tempo, aprendo una nuova fase di dialogo
con il mondo. Così Papa Roncalli parla delle speranze riposte nel Concilio, in occasione
dell’annuncio della data di apertura, fissata per l’11 ottobre 1962:
“Diletti
figli! Il Concilio Vaticano II ci sta innanzi, oggetto dei desideri e dei voti ormai
si può ben dire di tutto il mondo. Noi condifiamo nel Signore!”.
Indimenticabili,
per una moltitudine di fedeli, saranno i suoi viaggi a Loreto ed Assisi, nell’ottobre
del 1962. In questo duplice pellegrinaggio, il Papa affida il Concilio alla protezione
della Madonna e di San Francesco. E’ la prima volta, dall’Unità d’Italia, che un Pontefice
varca i confini del Lazio. Per sua espressa volontà, l’assise conciliare avrà una
spiccata dimensione ecumenica. Quella dell’unità dei cristiani è una preoccupazione
sempre presente in Giovanni XXIII, che già si era impegnato per l’ecumenismo quando,
negli anni ’30 e '40 del secolo scorso, aveva rivestito incarichi diplomatici in Bulgaria,
Grecia e Turchia. Storico il suo incontro nel dicembre del 1960 con l’arcivescovo
di Canterbury, Geoffrey Fisher, che sana una ferita, con la comunità anglicana, aperta
da 400 anni. Unità dei cristiani e concordia dei popoli. La causa della pace è intrecciata
a doppio filo con la vita e il Magistero di Giovanni XXIII, fin dal suo motto episcopale:
“Oboedientia et pax”. Durante la crisi di Cuba, culmine della Guerra Fredda, s’impegna
senza risparmio di energie per una soluzione pacifica. Né, d’altra parte, manca di
denunciare le condizioni terribili in cui si trova la “Chiesa del silenzio” nei Paesi
sotto l’influenza sovietica. I suoi sforzi per sconfiggere la logica dei blocchi,
gli varranno il Premio Balzan per la pace. Ecco come si rivolge alle nazioni in un
radiomessaggio del 1961:
“Tutti insieme preghiamo il padre della luce e
delle grazie perché illumini le menti e muova le volontà dei grandi responsabili della
vita o della rovina dei popoli: preghiamo per i popoli stessi, perché non si lascino
abbacinare da esasperati nazionalismi, e da perniciose rivalità, e perché, come tanto
esortammo nella nostra Enciclica ‘Mater et Magistra’, si compia la ricomposizione
dei rapporti della convivenza sociale, nella verità, nella giustizia, nell’amore”.
Questo
afflato verrà tradotto nell’Enciclica più celebre del suo Pontificato, la Pacem in
Terris, pubblicata nel 1963. Per la prima volta, un Papa non si rivolge solo ai fedeli,
ma a tutti gli uomini di buona volontà chiedendo loro di farsi artefici della pace.
Una pace che per essere autentica deve fondarsi su quattro pilastri: verità, giustizia,
amore e libertà. Tra le tante novità portate da Giovanni XXIII, il rapporto diretto
con la sua diocesi animato dalle numerose visite alle parrocchie e ai quartieri di
Roma, e dall’indizione di un Sinodo romano. Di umili origini, Angelo Roncalli mostrerà
sempre una dedizione particolare per i poveri e i bisognosi. Attento alle condizioni
dei lavoratori, dedicherà alla dottrina sociale della Chiesa l’Enciclica Mater et
Magistra. Tra le immagini più belle del suo Pontificato, quelle degli incontri con
i bambini in cui il Papa, che ricordava la figura di un nonno bonario, si sentiva
particolarmente a suo agio. Commovente la visita ai piccoli malati dell’Ospedale romano
Bambin Gesù:
“Ecco qui, una istituzione, su questa collina… Come è incominciata,
anni or sono, forse chissà quante angustie e quante incertezze nel provare, perché
così accade! Ma poi, vedete quanto conforto, quanta gioia! Ciò che è più bello di
tutto è che si gode quelli che sono i facitori, direi, i padroni del domani i quali
non è vero che - come qualche volta si sente dire - ci preparano un cattivo avvenire:
niente affatto! Ci preparano invece un bell’avvenire! Anche loro faranno le loro esperienze,
ma attraverso questa loro esperienza, già educata così nell’esercizio della carità,
troveranno maniera di farsi onore davanti al Cielo, davanti alla Terra, nelle famiglie,
davanti alla propria coscienza, per il presente e per l’avvenire”.
Nel
“Giornale dell’Anima”, il suo diario che ci fa accostare al cuore di un Papa, Angelo
Roncalli ha scritto: “Non debbo essere maestro di politica, di strategia, di scienza
umana; ce n’è d'avanzo di maestri di queste cose. Sono maestro di misericordia e di
verità”.