La comunità cristiana in Iraq ha accolto con gioia l'appello lanciato dal Papa all'Angelus:
la testimonianza di don Sacco, di Pax Christi
La giornata di ieri è stata anche quella del nuovo accorato appello del Papa, affinché
in Iraq e in India per le comunità cristiane torni la pacifica convivenza e finiscano
violenze e persecuzione che nelle ultime settimane hanno provocato numerose vittime.
Come sono state accolte le parole del Santo Padre dai cristiani che in quei Paesi
stanno vivendo momenti così drammatici? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a
don Renato Sacco, di Pax Christi, da poco rientrato dall’Iraq:
R. – Quando
il Papa fa un riferimento ad una situazione difficile, per chi ne è coinvolto è davvero
il cuore che si apre. Io l’ho verificato di persona quando ero in Iraq durante la
guerra. Quindi, è proprio una grande boccata di ossigeno per la speranza, perché il
rischio per queste persone è che perdano anche la speranza - mi dicevano l’altro giorno
– la speranza in tutte le istituzioni, a volte anche nella Chiesa, perché ci si sente
impotenti. Allora il Papa ha dato un grande segno di speranza per continuare a lottare,
a sperare nella vita, a non scappare, e credo che queste parole siano un invito grande
anche per noi a non dimenticare.
D. – Potranno esserci
delle ricadute concrete di questo appello?
R. – Noi
ce lo auguriamo, perché è vero che queste violenze sono sicuramente anche il frutto
di un gioco politico, di un calcolo di potere, ma la comunità internazionale non può
non ascoltare questo appello anche se dobbiamo ricordare che già tante volte Giovanni
Paolo II aveva richiamato la comunità internazionale a non fare la guerra, a prendersi
delle responsabilità, a non imboccare quella strada, e poi invece questo è stato fatto!
Tuttavia, noi speriamo che questa volta non sia così e che la comunità internazionale
non sia sorda!