Insediamento ufficiale a Firenze di mons. Giuseppe Betori, nuovo arcivescovo della
città
Si è svolta ieri nel Duomo di Firenze la solenne concelelebrazione eucaristica per
la presa di possesso dell'arcidiocesi da parte del nuovo metropolita, mons. Giuseppe
Betori, già segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Il servizio
di Mimmo Muolo. "Cercare
Dio è la strada più efficace per servire l’uomo”. Si è presentato così, ieri, mons.
Giuseppe Betori alla città e alla Chiesa di Firenze. La frase centrale della sua omelia,
nel giorno in cui il nuovo arcivescovo del capoluogo toscano ha fatto il proprio ingresso
in diocesi, vale in pratica un programma pastorale. E infatti, ha spiegato, “la Chiesa
è un cammino”. Un cammino sulla via del Dio che ha il volto di Cristo ed è essenzialmente
amore, quindi chiede di essere amato e di amare il prossimo. Tutta la giornata è stata
in pratica attraversata da questo pensiero forte. Nei gesti e nelle parole. L’ex segretario
generale della CEI ha messo l’accento su una Chiesa radicata nel territorio e vicina
alla gente. Una Chiesa consapevole “che le nostre radici – ha detto – non sono un
peso, ma una risorsa per orientare il futuro secondo canoni di autentica umanità”.
Una Chiesa che vuole dialogare con il mondo della cultura e della scienza, per la
costruzione di un nuovo umanesimo, proprio nella città – ha sottolineato – in cui
l’umanesimo è nato.
Mons. Betori, però, non si è
limitato alle parole. Nel suo primo giorno da fiorentino ha anche compiuto alcuni
gesti di grande valore simbolico. In mattinata la prima visita è stata all’ospedale
pediatrico Meyer, dove ha lasciato ai piccoli degenti alcuni giocattoli e una lettera
e dove ha ribadito che “ogni bambino ha diritto alla vita e ogni persona ha diritto
alla sua dignità”. Il primo pranzo l’ha consumato in una delle mense della Caritas
diocesana e il primo caffè l’ha bevuto con i detenuti in semilibertà del progetto
“Buon Samaritano”. Poi, prima di recarsi in Duomo, si è fermato nella chiesa dell’Annunziata,
il santuario di Firenze. “E’ qui che si diventa fiorentini”, ha detto, prima di consegnarsi
all’abbraccio della gente.