2008-10-24 14:41:19

Ombre e luci nella vita dei cristiani in Asia: persecuzioni ma anche apprezzamento per la loro coerenza al Vangelo. Intervista con il vescovo Anthony Felix Machado


India, Cina, ma anche Pakistan, Indonesia, Corea del Nord: da mesi, purtroppo si rincorrono le notizie che parlano di nuove persecuzioni anticristiane in Asia o di già consolidate forme di repressione. Il Rapporto sulla libertà religiosa reso noto ieri da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), disegna un quadro preoccupante, con appena qualche spiraglio che lascia intravedere segnali di una coesistenza improntata al rispetto. L’India è certamente il Paese che ha visto scatenarsi un autentico pogrom contro la Chiesa e i suoi membri. Ma la realtà ecclesiale dell’Asia non è solo ombre: non mancano le luci di uno sviluppo positivo, basato soprattutto - in un continente di antichissime tradizioni religiose - sui valori di pace portati dal Vangelo. Alessandro De Carolis ne ha parlato con mons. Anthony Felix Machado, vescovo della diocesi indiana di Nasik:RealAudioMP3

R. - Attualmente, in India, la situazione si è relativamente calmata: ci sono pochissimi casi in questi giorni, anche perché siamo molto vicini alle feste indù del Diwali. Però, si avverte anche che i fondamentalisti non hanno abbandonato questa campagna di odio verso i cristiani. Continuano ancora a seminarlo, creano un pretesto davanti alla gente per prepararsi, io credo, per le elezioni del prossimo anno.
 
D. - A livello mediatico, si parla soprattutto delle aggressioni contro i cristiani. Ma esiste anche un aspetto meno conosciuto che è quello della solidarietà degli indù verso i cristiani…
 
R. - Certo, devo sottolineare molto questo aspetto della solidarietà. Ci sono maggioranze tuttora solidali con i cristiani. I media anglofoni ne hanno molto parlato, hanno riflettuto molto bene e molti indù hanno scritto contro gli attacchi contro i cristiani. Mi auguro adesso che anche i media nelle lingue locali parlino di questa repressione. Alcuni miei amici nei media locali mi hanno detto di essere sotto pressione ad opera di alcuni gruppi: non possono assolutamente pubblicare quello che vogliono. La mia conclusione è che non sono i credenti indù che seminano odio, ma sono alcuni gruppi che strumentalizzano la religione.
 
D. - Benedetto XVI, ultimamente, ha levato moltissimi appelli alla coesistenza pacifica, al rispetto. Che effetto hanno avuto sulla società indiana le parole del Papa?
 
R. - Le parole del Papa sono molto preziose. Chi porta questi attacchi è una minoranza esigua, nemmeno il due per cento della popolazione, secondo me. Questo vuol dire che il 98 per cento sta guardando quale sia la nostra reazione, anche perché conoscono molto bene lo spirito del Vangelo. Dunque, quando parla il Santo Padre è ascoltato molto attentamente da tante persone. Anche quel due per cento di coloro che attaccano i cristiani conosce, per così dire, il “potere” della parola del Papa e ne è disturbato. Ciò significa che anche loro ascoltano e non vogliono che il Papa parli del messaggio cristiano: di perdono, di riconciliazione e di amore.
 
D. - Ciò di cui abbiamo parlato è il dramma che sta vivendo una parte della Chiesa asiatica. Ma quali sono le luci di questa Chiesa? Dov’è che la Chiesa cattolica in Asia gode di sviluppo?
 
R. - La Chiesa asiatica si vede che non ha abbandonato la sua natura, quella cioè di essere sempre Chiesa del Vangelo di Gesù. Questo Vangelo, in Asia, in questi giorni, è sempre un "Deus caritas est”, come dice l'Enciclica del Papa. Le luci della Chiesa in Asia, in questi momenti, sono sempre un messaggio d’amore, di perdono e di riconciliazione.







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