Summit internazionale a Washington contro la crisi dei mercati: il commento del prof.
Vaciago
Borse europee ancora giù. Dopo un avvio altalenante, i listini girano tutti in negativo
con perdite oltre il 4% sulla scia dell’ennesimo tonfo dei mercati asiatici. Leggermente
positivi invece i futures sugli indici statunitensi. Intanto, ieri la Casa Bianca,
proprio nel giorno in cui Wall Street ha fatto registrare un'altra caduta a picco,
ha convocato per il 15 novembre il summit straordinario del G-20. L’incontro, che
si terrà a Washington, avrà lo scopo di “esaminare i progressi fatti per fronteggiare
l’attuale crisi finanziaria”. Ma cosa ci possiamo aspettare da questo vertice? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto al prof. Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale
presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – Anzitutto,
verificare a che punto siamo con i rimedi per la crisi, quanto normali sono tornati
i mercati e i tassi. Sappiamo che siamo ancora lontani da questa soluzione. E poi,
l’altro tema che è stato evocato già dai governi europei: che fare per la recessione.
la recessione nel frattempo è arrivata, indipendentemente per ora dalla crisi finanziaria,
perché la recessione è ancora dovuta alla bolla energia e alimentari, è ancora dovuta
al calo della domanda da inflazione indesiderata degli ultimi due anni. Però adesso
si somma tutto e quindi si teme che la recessione riaggravi la crisi finanziaria. D.
– Professore, è possibile immaginare una presa di posizione comune, ad esempio tra
i Paesi europei, o ci saranno ancora delle divisioni? R. – Purtroppo,
finora ha prevalso che ciascuno ha problemi suoi, anche l’accordo europeo di Parigi,
raggiunto in ultimo, di fatto, non ha significato un piano comune, ha significato
che l’Inghilterra fa alcune cose, l’Italia altre, la Francia e la Germania altre ancora.
Abbiamo deciso tutti assieme di occuparci del problema come esso si presenta in casa
propria, anche perché – ed è inevitabile questo – se si usano i soldi del contribuente,
è il Parlamento e il governo di ciascun Paese che può farlo. Non c’è ancora un’idea
comune che la crisi riguardi tutti e quindi i rimedi debbano essere gli stessi. D.
– Quello di Washington è un vertice che si svolgerà dopo le elezioni presidenziali
americane, non è un caso professore? R. – Bé, è un paradosso.
Bush uscente ospita un vertice che riguarda, devo immaginare, il futuro e, formalmente,
nessuno dei due, né Barak Obama né McCain, per quanto abbia già vinto, potrà ufficialmente
far parte della riunione. Quindi, è un po’ un paradosso. Questo però mi serve a ribadire
un concetto: questa crisi è iniziata due anni fa e non è una crisi cui si è posto
rimedio con la dovuta tempestività. I primi fallimenti di banche, una tedesca e una
inglese, sono del luglio e del settembre 2007, già per gli stessi motivi, e poi via
via si è svolto tutto un film che non vedeva mai le azioni dei governi. Le banche
centrali hanno dato liquidità al sistema, impedendo il peggio, ma la liquidità non
è la soluzione, è ciò che consente alla crisi di durare nel tempo. Con il senno di
poi, dov’erano i governi?