Sinodo dei Vescovi: la parola ai giovani. Intervista con uno scout
Giornata di riflessione, oggi, per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso
in Vaticano: il programma odierno della XII Assemblea generale ordinaria prevede lo
studio degli emendamenti collettivi alle Proposizioni, svolto dal relatore generale,
dal segretario speciale e dai relatori dei Circoli minori. Al Sinodo, lo ricordiamo,
partecipano 253 Padri sinodali: il più anziano è il Patriarca di Antiochia dei Maroniti,
il cardinale Nasrallah Sfeir, che ha 88 anni, mentre il più giovane è il 39enne mons.
Anton Leichtfried, vescovo ausiliare di Sankt Pölten, in Austria. Ma i giovani sono
presenti anche tra gli uditori: è il caso di Daniele Bòscaro, 28 anni, capo-clan
dell’AGESCI, l'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Ascoltiamolo, al microfono
di Isabella Piro:
R. – L’esperienza
nostra ci aiuta molto a portare la Parola di Dio nella vita concreta: pensiamo solo
al contatto con la natura, all’esperienza comunitaria, all’educazione al servizio.
Penso siano tutte finestre che ci possono aiutare a portare la Parola e il Messaggio
di Cristo all’interno della nostra vita, non tanto per moralismo, ma perché questo
può donare senso maggiore alla nostra vita. E questo è un orizzonte educativo che
ci interessa portare avanti e in cui crediamo con forza. Poi, l’AGESCI è 40 anni che
prova ad approfondire, tramite dei campi-Bibbia, la formazione dei capi stessi, in
modo che siano formati per poter poi lavorare con i ragazzi di diverse età. Sono campi
settimanali, affiancati da un biblista, che consentono anche un approfondimento maggiore
sui temi della Parola. Accanto a questo, ci sono anche delle piccole sperimentazioni,
dei laboratori dei campi di catechesi biblica che provano ad aprire nuove frontiere
e ad associare alla Sacra Scrittura la possibilità di annuncio tramite il gioco, il
teatro, varie forme di espressione che anche un po’ ci caratterizzano e quindi sono
vicine al nostro fare attività, e spendibili direttamente nelle realtà contingenti
con i ragazzi.
D. – Questo immagino che sia per
te il primo Sinodo: che idea ti sei fatto dell’Assemblea generale ordinaria dei Vescovi?
R.
– A me è piaciuto molto che si sia andati a sviluppare e a toccare i temi più importanti,
probabilmente, e senza nascondere le problematiche che ci sono. Quindi questo per
me è una ricchezza. È ovvio che sono anche curioso e mi auguro che ci sia una conseguente
capacità di portare a concretizzazione e ad attuazione delle soluzioni nuove e molto
ispirate.
D. – Quanto è importante che un giovane
come te partecipi ad un’Assemblea dei Vescovi?
R.
– Io spero molto. In realtà, siamo due i giovani presenti al Sinodo, ma penso che
la cosa vada letta in un contesto più globale delle realtà associative, dei movimenti
esistenti in Italia. Quindi, il fatto che sia stato scelto io, a 28 anni, penso che
sia abbastanza simbolico e rappresentativo.
D. –
I tuoi amici come hanno accolto la notizia della tua partecipazione al Sinodo? Cosa
dicono, cosa ti chiedono, come ne parlano?
R. – Bene,
nel senso che penso che non ci sia una conoscenza diffusa su cosa sia il Sinodo: si
percepisce come un organo consultivo ed anche decisionale per l’orientamento della
Chiesa futura. Io sono stato molto appoggiato, anche sostenuto in maniera molto concreta,
dalla comunità dei capi di riferimento, ma poi questo ha mosso anche la diocesi, i
vari gruppi parrocchiali, i vari amici con cui ho avuto il piacere di condividere
le varie esperienze. Quindi, è stato un po’ un accompagnamento corale.
D.
– Tu sei di Padova, il Sinodo dura tre settimane: tre settimane lontano da casa, anche
con un senso di responsabilità! Ti pesa tutto questo?
R.
– No. Penso che la possibilità di seguire tutto il Sinodo sia uno degli elementi fondamentali
per capirne sia l’esposizione dei contenuti, sia l’articolarsi delle varie proposte
che vengono fatte. È ovvio che per me è un mese di assenza dalla vita quotidiana e
soprattutto di assenza dal lavoro, quindi questo è un investimento parecchio importante.
Però penso che sia anche un’occasione irripetibile, quindi lo faccio con molta serenità
e molta fiducia.
D. – Cosa speri che il Sinodo possa
portare all’AGESCI e, in generale, al mondo dei giovani?
R.
– Parto da questa idea fondamentale che i giovani sono gli adulti cristiani di domani,
quindi i cambiamenti, anche le problematiche che sentiamo emergere credo che siano
i tasti e le risorse su cui investire. L’orizzonte giovanile non è nient’altro che
sbilanciarsi verso i cristiani di domani e dopodomani, quindi un futuro molto prossimo.
Mi piacerebbe l’idea che verso la realtà giovanile non ci fosse la predisposizione
tanto all’insegnamento, quanto all’accompagnamento, nell’ottica di portare la Parola
di Dio nella vita, ma anche proprio nelle scelte fondamentali che poi, nell’età giovanile,
sono quelle che indirizzano la vita. Credo che avere un accesso in questo settore
sia proprio dare un maggior respiro alla vita che cresce ed anche, quindi, alla Chiesa
di domani.