La Santa Sede fa il punto sulla crisi finanziaria. Il cardinale Martino: più solidarietà
nel mercato
Un appello ai Governi perché sappiano, pure nella crisi attuale, mantenere gli impegni
presi in tema di sviluppo, è stato lanciato stamane dal cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del Pontificio Consiglio delle Giustizia e della Pace, aprendo
i lavori della Giornata di studio su crisi economica, sviluppo e fiscalità, ospitata
dal Dicastero vaticano nel Palazzo di San Calisto, a Roma. Una decina gli esperti
chiamati a confrontarsi, sotto la guida di Oscar de Rojas, direttore dell’Ufficio
per il finanziamento allo sviluppo del Dipartimento Affari economici e Sociali dell’ONU.
All’ordine del giorno le ricadute dell’attuale crisi economico-finanziaria sul processo
di sviluppo, in vista della riunione convocata dalle Nazioni Unite a Doha, nel Qatar,
dal 29 novembre al 2 dicembre. Il servizio di Roberta Gisotti:
Troppe famiglie
nel mondo sono ancora oggi costrette alla sopravvivenza e “non hanno il piacere di
essere protagoniste del proprio sviluppo”. Questo accade – ha denunciato il cardinale
Renato Martino - 8 anni dopo la Dichiarazione del Millennio, sottoscritta nel 2000
in ambito ONU e 6 anni dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento allo
sviluppo, svoltasi nel marzo 2002 a Monterrey, in Messico. “Troppe persone sono costrette
ad emigrare, troppe persone continuano ad essere oppresse dall’assoluta povertà e
a vivere in Paesi dove il debito rende loro impossibile raggiungere l’accesso ai servizi
di base incluse l’acqua potabile e le tutele sociali. In questa prospettiva – ha sottolineato
il porporato - il finanziamento per lo sviluppo deve riguardare tutti gli aspetti
della vita, l’individuo, la famiglia, la comunità, il mondo”.
Del
resto – ha proseguito il cardinale Renato Martino – il collasso
finanziario mondiale delle ultime settimane, ci ha indotto tutti a riconoscerci in
un’unica umanità, per cui questi eventi, che continueranno ad avere effetti su cosi
tante vite ci fanno ritrovare insieme su “un cammino comune per accrescere il benessere
di tutti i popoli”, come ha spiegato al microfono di Xavier Sartre:
"Tutti
dobbiamo collaborare per il bene di tutti. Questa è la globalizzazione: il riflesso
che hanno queste crisi in tutto il mondo e poi, la necessità che s’impone di solidarietà
anche per i Paesi più piccoli, più poveri. E’ questo che noi cerchiamo di studiare
qui e perciò abbiamo invitato degli esperti, economisti, perché ci aiutino a comprendere
la situazione attuale e ci aiutino a capire che cosa la Santa Sede può dire, suggerire
in merito".
S’impone dunque di ripensare le regole
di un’economia e di una finanza, che hanno dimenticato di tenere al centro dei propri
interessi l’uomo e il benessere dell’intera umanità:
"La
logica del mercato, finora era quella del massimo guadagno, quindi quanti più investimenti
rivolti ad ottenere il più possibile profitto. E questo, secondo la dottrina sociale
della Chiesa, è immorale perché il mercato deve essere controllato necessariamente
dai Governi, dal mercato stesso e deve poter beneficiare non solo chi mette il capitale
ma anche chi partecipa ad accrescere questo capitale, quindi coloro che lavorano,
coloro che vi contribuiscono".