Campagna di Save the Children per i bambini in zona di guerra
“Riscriviamo il futuro” è la sfida lanciata dalla terza campagna lanciata da Save
the Children Italia per garantire a milioni di bambini nei Paesi piagati dai conflitti
bellici l’accesso all’istruzione. Fino al 13 novembre sarà possibile contribuire attraverso
una serie di iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi. Il servizio di Claudia
Di Lorenzi:
Parte dai
numeri e dalla grammatica, passando per la consapevolezza di ruoli, diritti e potenzialità;
il percorso che Save The Children propone per ridare speranza a milioni di bambini
che vivono nei Paesi martoriati dalla guerra. Sugli obiettivi dell’iniziativa, ascoltiamo
Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia:
R.
– L’obiettivo era portare a scuola 8 milioni di bambini nei Paesi in guerra: l’Afghanistan,
il Sudan, il Darfur. La campagna è partita due anni fa, e abbiamo portato a scuola
6 milioni di questi 8 che ci siamo riproposti; ma il nostro obiettivo più importante
è dimostrare al mondo che è possibile portare a scuola i bambini, anche nei Paesi
così instabili, come questi in cui c’è una guerra endemica.
Una
scelta, quella di puntare sull’istruzione, che muove da risultati concreti. Ancora
Neri:
R. – E’ dimostrato che se una bambina va a
scuola, la possibilità di vita del suo bambino - quando sarà una donna – è doppia.
L’economia domestica intorno alla famiglia del proprio villaggio, che riesce a innescare,
solo perché ha un grado di istruzione maggiore, è due volte tanto.
Crescita
culturale, dunque, ma anche contenimento del disagio psicologico indotto dalla guerra.
L’istruzione, spiega il professor Vernor Munoz, esperto per l’ONU di diritto dell’educazione,
diminuisce l’impatto psicologico del conflitto, perché comunica un senso di serenità
e favorisce il ritorno alla normalità, promuovendo assieme alla sicurezza fisica anche
quella cognitiva e affettiva. E non è tutto, perché - spiega Jasper Okodi,
responsabile per l’associazione in Uganda - l’educazione scolastica rappresenta anche
un’opportunità di salvaguardia del minore da vessazioni e violenze di ogni tipo:
R.
– In Uganda la costruzione di circa 2000 classi ha consentito, con il coinvolgimento
attivo delle comunità locali, di creare reti di sicurezza che proteggono i bambini
da abusi esterni di ogni genere, ed ha favorito la denuncia di questi stessi abusi.
Oggi, questi minori, vivono al sicuro, anche grazie all’inserimento nel contesto educativo.
A
compromettere il futuro dei minori sotto le bombe, è infine l’arruolamento forzato
nelle milizie di guerra; una piaga che richiama alla responsabilità governi e istituzioni.
Ancora Valerio Neri:
R. – Si sappia che i Paesi del
G8 esportano l’84% di armi leggere, che vanno esattamente in mano ai bambini quando
vengono arruolati come bambini soldato. Quindi, da una parte i governi ricchi danno
troppo poca educazione, ma dall’altra parte speculano, perché vendono armi a Paesi
dove non c’è nessun senso di diritto umano, dove i bambini possono essere arruolati
in ogni momento dalle bande. Noi chiediamo una legge che impedisca, almeno ai governi
che si ritengono democratici e civili, di non vendere armi a Paesi in cui i diritti
civili non vengono rispettati.
Per sostenere i progetti
di Save The Children, molto possono fare anche le persone comuni: con soli 2 euro
si garantisce l’istruzione, per un anno a 10 bambini; basta inviare un sms al 48585.